Yearly Archives: 2014
Due accessori...molto capienti! Valigie MyTech.
Ore 4.50, suona la sveglia.
Quasi non mi ero addormentato ed è già l’ora di alzarsi. Non bevo mai il caffè ma stamane ne tracanno una caffettiera bollente da 3 persone, con abbondante zucchero di canna.
Fuori ancora è buio, e freddo, così il rito della vestizione ha ancora più senso: tuta, stivali e borsone Amphibious sul posteriore.
Decido di evitare l’autostrada fino a Modena, scelta azzeccata, nell’Appennino sbaglio anche strada e ne percorro una sconosciuta, divertente e dal paesaggio mutevole e verde primavera.
Poi la sofferenza di 200km in autostrada, e finalmente mi appresto a varcare i cancelli della Meroni, dove ha sede anche la MyTech, ovvero la loro divisione “moto”.
Ancora stordito dalle turbolenze e dal rumore dello scarico mi tolgo finalmente tutto l’equipaggiamento di dosso e mi rendo operativo al servizio di Alessandro, il tecnico della Meroni che si occupa dell’officina MyTech, officina tra l’altro ariosissima e molto pulita.
Parte dei telaietti sono già pronti sulla base delle misure che avevo fornito in anticipo.
Alessandro è attento e scrupoloso, dove mette le mani difficilmente sbaglia, le saldature vengono al primo colpo, i pezzi tagliati al punto giusto…rimango positivamente colpito!
Alessandro è attento e scrupoloso, dove mette le mani difficilmente sbaglia, le saldature vengono al primo colpo, i pezzi tagliati al punto giusto…rimango positivamente colpito!
Il lavoro è ottimo già a sentire i dati tecnici: telai in tondo 20×16 (ovvero 20mm di diametro esterno, 2mm di spessore), borse interamente metalliche con pareti in lastra da 20/10mm, fondo e coperchio da 15/10, ed angolari pressofusi in alluminio.
Accessoristica (ganci, maniglie, chiusure) in acciaio inox, rivetti a tenuta stagna.
Verniciatura a polvere semilucida per i telai, goffrata per le valigie, molto resistente.
Realizziamo il telaio in modo simmetrico rispetto all’asse della moto: è una goduria!! Il Super Ténéré ha sempre avuto la noia del marmittone a destra perciò era impossibile montarci dei telai simmetrici; adesso con la moto completamente ridisegnata ad hoc, e lo scarico Fresco basso e compatto è possibile montare questi nuovi telai simmetricamente.
Inutile dire che la sensazione di guida è solida e non sbilanciata rispetto al baricentro.
Dopo aver collegato i telai ad una piastra di scarico posta a battere sul retro delle pedane realizziamo anche una triangolatura di rinforzo.
Tra una spiegazione tecnica ed una dimostrazione pratica arriva il momento di sabbiare e verniciare i telai.
Per una produzione singolare non si può andare dalla ditta cui solitamente si rivolgono per sabbiare e verniciare e così andiamo da un “amico” che ha una ditta che produce pezzi per la Kapriol…azz! Una delle prime aziende al mondo per attrezzi da edilizia!
Mentre attendevamo la verniciatura siamo andati avanti con l’assemblaggio delle borse…ho visto la realizzazione del prodotto da 0 praticamente, e sono entusiasta di montare sulla moto dei gioielli simili.
Ho optato infine per montare le valigie da 47l, sulla base dell’esperienza di altri viaggiatori che avevano fatto la stessa scelta (Pinuccio&Doni, Mauro Dagna…) e confidando nel fatto che 94 litri mi dovrebbero avanzare!
Abbiamo deciso anche di montare il comodo toolcase, che va all’interno della borsa sinistra, stagno anch’esso.
Qui con Cristina, responsabile vendite MyTech, ed Alessandro, ottimo artigiano dell’Officina.
Un gran bel prodotto!
Grazie MyTech, bagaglio al sicuro dall’Italia al Giappone!
Sono su Radio Capital!!!
GUARDA L’INTERVISTA!
Si!!
Una straordinaria occasione, domani (26.03.2014) dalle 12 circa in poi sarò ospite per una breve intervista dentro il programma “Capital in the World”.
Parleremo di me, dei miei viaggi e di quello in progetto.
Clicca qui per controllare le frequenze, oppure ascolta la radio in streaming!
Devo ringraziare di cuore tutta la Reporter Live ed in particolare Francesco Dendi per avermi con successo proposto alla radio nazionale Radio Capital…GRAZIE!!
Video dell’intervista
Dalla BAM non si passa, parola di camionista russo
Riprende il racconto della BAM road, affrontata dai due temerari motociclisti inglesi Peter Foulkes e Jon Brookbanks.
A raccontare è Jon:
“BAM road non possibile”
Così un gruppo di camionisti russi ci hanno comunicato, incrociando le loro braccia ed urlando, che la BAM road sarebbe stata un’impresa impossibile, secondo loro.
Questa è spesso l’opinione dei locali, così abbiamo provato a non ascoltarli, ma intimorisce comunque, soprattutto sapendo che avremmo avuto da percorrere ancora tanti km nel buio prima di raggiungere una forma di civilizzazione qualsiasi. Erano le 3.30 del mattino quando siamo arrivati in un piccolo paese chiamato Magistrale, dopo aver impiegato 17 ore di guida no-stop. Trovare una pensione era impossibile, specialmente a questa ora, quindi abbiamo dovuto montare, con riluttanza, la tenda dietro una derelitta capanna della ferrovia, ed abbiamo dormito nelle nostre tute da moto dalle 7 alle 12. E’ stato probabilmente il tragitto più duro fino ad oggi, e difficilmente era un inizio ideale per la nostra avventura nella BAM. Eravamo esausti, il morale era sotto i piedi, ed eravamo nervosi per ciò che ci attendeva.
Finalmente a Severobaikalsk, abbiamo montato le tassellate, visitato il museo della BAM e ci siamo preparati mentalmente ad andare “into the wild”.
Con una scarsa idea di quanto fosse lungo il tragitto per Tynda, abbiamo caricato acqua e noodles, e ci siamo assicurati che i serbatoi fossero pieni. Senza sapere quando avremmo trovato il prossimo benzinaio, i nostri serbatoi “Safari” da 28l erano essenziali. Ho fatto una breve chiamata a mia mamma, Sue, per spiegare che non sarei stato raggiungibile per i prossimi 10 giorni, forse. Sembrava preoccupata, così quando mi ha detto “Ma molti motociclisti percorrono questa strada vero?” ho semplicemente annuito, meglio non dirle che ci sono alcune sezioni della BAM dove perfino un camion 8×8 avrebbe difficoltà a passare, e che c’era più possibilità che vincesse alla lotteria piuttosto che noi trovassimo altri motociclisti lungo la strada.
La Baikal-Amur Magistral, BAM, è una linea ferroviaria che attraversa la Siberia orientale; la costruzione iniziò nel 1930, facendo largo uso di forza lavoro proveniente dai gulag, compresi anche prigionieri di guerra tedeschi e giapponesi; circa 150.000 persone morirono nella sua realizzazione per la durezza del lavoro a quelle condizioni e per la fame, dove solo il 10% dei prigionieri fece ritorno a casa. Nel 1953, a seguito della morte di Stalin, tutta la costruzione della linea si interruppe e la linea fu abbandonata alla natura per più di 20 anni. Comunque, essendo una strategica alternativa alla Transiberiana, specialmente lungo le sezioni vulnerabili vicino al confine cinese, l’interesse nel completarla rimase forte. Nel 1974 il progetto fu ripreso e nel 1991 fu dichiarata terminata.
La BAM “road”, se così si può chiamare, è una pista ad una sola corsia utilizzata per accedere alla stazione durante la sua costruzione e manutenzione. La strada corre da Taishet a Severobaikalsk, procedendo fino al Pacifico a Sovetskaya Gavan. Tynda è un piccolo paese grossomodo nel mezzo di questa, che divide la strada nella metà occidentale ed in quella orientale. Ci sono piccoli villaggi lungo la strada, comunque, molti sono stati abbandonati adesso. Gli insediamenti sono tuttora utilizzati a servizio della ferrovia. E’ difficile capire come possa esistere vita in un luogo così remoto, dove l’unica via di trasporto e spostamento è la BAM. Alcuni posti che abbiamo passato consistevano in soli 1 o 2 blocchi di appartamenti, con un solo negozio che vendeva solo il necessario per la sopravvivenza. Questi posti certamente non esisterebbero senza la BAM.
La parola “strada” non può essere usata. Neanche la parola “pista” o “sentiero” è giusta. In più sezioni il percorso è impraticabile, dove i ponti sono collassati o non sono mai stati neanche finiti. In questi punti l’unico modo di continuare è di percorrere la ferrovia, che è tuttora in uso da enormi treni a vapore. Il tracciato si snoda attraverso una grande catena montuosa, e fiumi di ogni grandezza tagliano il percorso ad intervalli irregolari, a volte anche ogni 100m. La difficoltà di questi attraversamenti dipende dalla stagione, ed inevitabilmente anche il clima locale gioca un ruolo importante giorno dopo giorno. Gli inverni baltici significano avere in giugno ancora le montagne coperte di neve, e molti dei grandi fiumi sono ancora nel loro processo di decongelamento. Questo rende i paesaggi stupefacenti, ma l’alto livello delle veloci e fredde acque non aiuta nel tentativo di guadare i fiumi con una motocicletta.
Il terreno cambia costantemente. Chilometri di spessi banchi di sabbia diventano rapidamente ghiaia, seguita poi da “piscine” di fango e solchi profondi. La nostra direzione spesso diverge dalla linea ferroviaria, scalando fino a 1000m in altezza sul ripido letto di un fiume. Questi momenti sono divertenti, lottare con la moto contro rocce e sassi, mentre senti i detriti suonare contro il paracoppa. A volte sembra come di trovarsi nel mezzo di una competizione di hill climb, dove tu provi a stare a sedere, a stare in piedi, qualsiasi cosa nel tentativo di alleviare pressione e bilanciare la moto. La salita sembra non fermarsi mai, ed è incredibile che le moto e le gomme sopravvivano. E’ facile prenderci la mano, e solo dio ha voluto che non cadessimo o che le nostre moto si fossero danneggiate seriamente, non realizzo davvero come ne siamo usciti.
Generalmente il tracciato è stretto e delineato da alberi su ogni lato. Occasionalmente ci sono aperture da dove si può vedere la ferrovia, indicando che stai procedendo nella giusta direzione! Ad ogni crinale ti chiedi quale ostacolo starai per affrontare, ed il mio cuore affonda ogni volta che il tracciato si divide. A questo punto una strada va sempre in alto, conducendo ad un ponte in legno marcio, o semplicemente ciò che ne rimane.L’altra strada va verso il basso, portando ad una sorta di guado.
Questo è tipico della BAM road, e senza possibilità di tornare indietro ci sono veramente solo 4 opzioni per proseguire…
TESTO TRADOTTO A CURA DI FRANCESCO RISTORI – ORIGINALMENTE DA WWW.TOUGHMILES.COM
BAM Road: test finale per uomo e macchina
La Baikal-Amur (Magistrale Baikalo-Amurskaya, BAM) è una linea ferroviaria in Russia.
Lunga 4.324 km, si trova a circa 610-770 km a nord della parallela ferrovia Transiberiana; la BAM fu costruita come un percorso alternativo strategico alla ferrovia Trans-Siberiana, in particolare lungo i tratti vulnerabili vicino al confine con la Cina.
I costi della BAM sono stati stimati in 14 miliardi dollari, ed è stata costruita con materiali speciali e durevoli in quanto gran parte di essa è stata costruita sopra il permafrost.
A causa del terreno, del tempo, della lunghezza e del costo, il premier sovietico Leonid Brezhnev descrisse la BAM come “il progetto di costruzione del secolo“.
Questa ha origine dalla ferrovia transiberiana a Tayshet, passando per Severobaikalsk (a nord del lago Baikal), per finire poi a Sovetskaya Gavan, nel Pacifico.
La sua costruzione fu iniziata negli anni ’30 del 1900, sfruttando la manodopera dei Gulag, i lager russi, terminata poi dal lavoro di migliaia di topografi ed ingegneri solamente nel 1991.
Vicino alla ferrovia corre il tracciato stradale, realizzato come percorso di servizio per manutenzione della linea ferrata.
E’ in condizioni pessime, con ponti collassati, pericolosi attraversamenti di fiumi, numerose e profonde buche e inesorabili paludi.
La strada è percorribile solamente da veicoli ben preparati per l’off road: si può impiegare anche un mese intero per percorrere il tratto dal Baikal a Komsomolsk.
Le leggende che si narrano su questo incredibile tracciato, i passaggi mozzafiato, la scarica di adrenalina che ti dà il pensiero di esser solo e dover affrontare un guado od un ponte dissestato, questo è ciò che mi ha spinto a considerare l’itinerario della BAM road entro quello del viaggio.
Lunga 4.324 km, si trova a circa 610-770 km a nord della parallela ferrovia Transiberiana; la BAM fu costruita come un percorso alternativo strategico alla ferrovia Trans-Siberiana, in particolare lungo i tratti vulnerabili vicino al confine con la Cina.
I costi della BAM sono stati stimati in 14 miliardi dollari, ed è stata costruita con materiali speciali e durevoli in quanto gran parte di essa è stata costruita sopra il permafrost.
A causa del terreno, del tempo, della lunghezza e del costo, il premier sovietico Leonid Brezhnev descrisse la BAM come “il progetto di costruzione del secolo“.
Questa ha origine dalla ferrovia transiberiana a Tayshet, passando per Severobaikalsk (a nord del lago Baikal), per finire poi a Sovetskaya Gavan, nel Pacifico.
La sua costruzione fu iniziata negli anni ’30 del 1900, sfruttando la manodopera dei Gulag, i lager russi, terminata poi dal lavoro di migliaia di topografi ed ingegneri solamente nel 1991.
Vicino alla ferrovia corre il tracciato stradale, realizzato come percorso di servizio per manutenzione della linea ferrata.
E’ in condizioni pessime, con ponti collassati, pericolosi attraversamenti di fiumi, numerose e profonde buche e inesorabili paludi.
La strada è percorribile solamente da veicoli ben preparati per l’off road: si può impiegare anche un mese intero per percorrere il tratto dal Baikal a Komsomolsk.
Le leggende che si narrano su questo incredibile tracciato, i passaggi mozzafiato, la scarica di adrenalina che ti dà il pensiero di esser solo e dover affrontare un guado od un ponte dissestato, questo è ciò che mi ha spinto a considerare l’itinerario della BAM road entro quello del viaggio.
Ed è perciò che mi piacerebbe trasmettervi, già da ora, la curiosità verso questa parte del mondo desolata eppure così attraente e misteriosa: questo sarà possibile grazie alle parole dell’avvincente racconto postato sul sito personale di Peter Foulkes e Jon Brookbanks, due motociclisti che su DRZ-400 Suzuki hanno affrontato questa strada, da Severobaikalsk a Tynda, non senza imprevisti e difficoltà.
Così racconta Jon:
Per affrontare la BAM road non servono semplicemente abilità motociclistiche, affrontarla mette alla prova la vostra resistenza fisica e psichica. E’ impossibile descrivere quanto dura sia davvero, e una volta alla fine è troppo semplice dimenticare il dolore che ogni chilometro può portare.
La mongolia è presto un ricordo non appena ci dirigiamo a nord in Russia, da Ulaanbaatar. Con le nostre abilità offroad migliorate è tempo di prepararci e mettere a fuoco la sfida finale, la BAM road, verso Tynda. Abbiamo impiegato molte ore, giorni, persino settimane, pensando a questa avventura e cercando di dcidere se avremmo avuto il tempo, le capacità e la volontà di affrontare un tratto di terra così impegnativo e sconosciuto, prima di partire per gli U.S.A.. Ma davvero non v’era opzione, non potevamo lasciare la Russia senza dare il meglio di noi.
Il piano era di acquistare nuove gomme, olio per catena e olio motore ad Irkutsk, il capoluogo della Siberia orientale. Da lì avremmo viaggiato verso nord attraverso Kachug e Zhigalovo, prima di guidare in una strada sterrata verso Severobaikalsk, una piccola città mella punta settentrionale del lago Baikal. A questo punto vorremmo impegnarci lungo la BAM road, nel tentativo di cavalcare le nostre moto ad est verso Tynda, 1400km di pura avventura offroad, senza via d’uscita. Avremmo potuto completarla o tornare al punto d’inizio. Non c’è davvero altra via per proseguire.
Il viaggio da Irkutsk a Severobaikalsk avrebbe dovuto essere dritto e senza difficoltà, ma il tratto offroad non era come ci aspettavamo. La strada all’inizio segue il fiume Lena, con un buon fondo di ghiaia e panorami fantastici. La fortuna ci ha voltato presto le spalle, non appena dei banchi di spessa sabbia ci si sono parati davanti; da lì in poi la condizione della strada è rapidamente deteriorata. E stato un tragitto punitivo con infinite buche, circondato dalla fitta foresta e terreni paludosi.
Questo non si sposava bene col nostro piano di campeggiare sulla strada, e presto ci siamo ritrovati a spingere anche durante la notte. Le cose hanno continuato a peggiorare quando abbiamo trovato un autocarro rovesciato sulla strada a bloccare il passaggio. Abbiamo così aspettato un gruppo di camionisti russi che hanno riaperto la carreggiata, e comunicando con noi attraverso gesti, hanno incrociato le loro braccia urlando “BAM road non possibile”.
TESTO TRADOTTO A CURA DI FRANCESCO RISTORI – ORIGINALMENTE DA WWW.TOUGHMILES.COM
In moto alla Coop!
Ok. Chiunque può andare in moto alla Coop.
Ma pochi sono riusciti a portare la moto dentro passando dall’ingresso principale!
Ed è quello che è riuscito a fare il Moto Club Brilli Peri, che con l’occasione degli Internazionali d’Italia ha ottenuto di esporre per ben due settimane moto d’epoca, moto vincitrici di mondiali, foto, giornali e attrezzatura da motocross.
Il presidente, Alessandro Mugnaini, ha spinto perché portassi anche io, all’interno del loro stand, un banner con il mio progetto di viaggio 2014: potevo dirgli di no?
Ebbene, fino al 15 febbraio sarò presente in questo spazio con un po’ di materiale a riguardo, perciò ringrazio infinitamente tutto il Moto Club per l’occasione offerta!
Oltre all’esposizione abbiamo avuto anche una bella giornata di sport, dove i bambini potevano sedersi su una vera moto tassellata e muovere i loro primi metri su ruote artigliate: nonostante la pioggia tanti sono stati i temerari ad affrontare il piccolo percorso allestito nel parcheggio esterno, oltre 70!
Un bell’applauso al Brilli Peri!
Vi aspetto agli internazionali d’Italia di Motocross, il 16 febbraio a Montevarchi!
Dieci suggerimenti per un viaggio
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1. Importante non è la destinazione, ma il viaggio. Non scordarti di guardare intorno ed apprezzare cosa stai passando mentre stai andando verso il tuo obiettivo finale. A volte ciò che non vediamo perché andiamo di fretta potrebbe essere meglio di ciò che ci aspettava alla fine.
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2. In molti viaggi, conoscerai casualmente alcune persone molto interessanti. In uno di questi, ho conosciuto alcune persone che sono diventate una sorta di seconda famiglia. E tutto questo è cominciato con un semplice “Hello” una volta sceso di moto in un’area di servizio. Prendi un po’ di tempo per mostrarti gentile con un’altra persona, o per chiacchierare con un’anima curiosa; il destino ti ricompenserà con un fratello o sorella per tutta la vita.
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3. Viaggia sempre con un piccolo blocco note. Potresti averne bisogno; che sia per ricordare un nome, un numero di telefono, od una città, potresti voler ricordare qualcosa anche solo poche ore dopo. Un piccolo blocco note sta anche nelle tasche della giacca. Scrivere in caso di pioggia con blocchi e penne waterproof consente di prendere le note anche in condizioni atmosferiche inclementi, senza perdere i propri appunti.
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4. Non importa quanta fretta tu abbia, documenta il viaggio. Porta una macchina fotografica, magari che faccia anche riprese video, ed usala. Tra anni e anni, vorrai avere ricordi fisici delle tue memorie. Non dimenticare di immortalare un momento, catturare qualcosa mentre vai. Appunta un post-it su un angolo del cupolino come reminder: documenta il viaggio. Apri un blog, come io ho fatto, scrivi un diario elettronico o cartaceo. La memoria si annebbia col passare del tempo, archivia ora l’avventura con immagini e parole.
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5. L’idratazione è fondamentale. Persino quando fuori si congela, il tuo corpo perde acqua preziosa. Ogni volta che ti fermi a fare benzina o a riposarti, bevi almeno qualche sorso d’acqua. Sai che il 90% dei mal di testa sono causati da disidratazione? Il Tylenol e l’Aspirina sono ottimi per il mal di testa, ma l’acqua che bevi spesso è ciò che realmente lo fa passare. Mantieni il corpo sano bevendo molta acqua. Anche nelle gare più dure, come la Dakar, i piloti si fermano a bere e…fare pipì.
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6. Anche mangiare è importante. Una delle migliori maniere per togliersi la fatica di dosso è mangiare una barretta energetica o qualcosa che contenga carboidrati, per un rapido sollievo. Frutta secca e cereali sono una botta di energia impressionante e si conservano bene.
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7. Dormi. Mai stato vicino ad addormentarti mentre guidavi in auto? Può succedere facilmente anche in moto, a me è capitato, spesso quando guidavo per lunghi tragitti senza grandi curve. Ti affatichi mentre guidi, mentre la giacca ti mantiene alla corretta temperatura, il rumore della tua moto diventa un piacevole ronzio nella tua mente. Realizzi improvvisamente che stai entrando in una curva a gomito a 90 all’ora e sbattere fuori. Se riesci a uscire dalla curva indenne, è tempo di scendere dalla moto e riposarsi, prendere aria e rigenerarsi con una breve dormita. Alcuni studi dimostrano come persino 15 minuti di sonno possano fornire una spinta energetica del 170% dopo 7 ore di attività continuativa. C’è una ragione per cui alcune aziende danno una breve pausa entro le ore del turno lavorativo degli operai.
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8. Porta il corretto equipaggiamento. Sia che tu stia guidando per un lungo viaggio o per poche ore, trova il giusto equipaggiamento per essere in sicurezza ed in condizioni di confort. L’equipaggiamento tecnico è costoso, ma dura un sacco e permette di risparmiare spazio e peso in un viaggio in moto. Trova una giacca, pantaloni, stivali, guanti e casco che forniscono la corretta protezione da urti ed eventi atmosferici.
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9. Se il tuo corpo e spirito sono disposti, esci fuori e campeggia. Una delle migliori cose che ho scoperto viaggiando in motocicletta è la facilità di campeggiare all’aperto nella natura. Porta repellente per zanzare ed antistaminico se ne soffri. Ci sono tonnellate di kit da campeggio e puoi facilmente caricarli su una moto. Una tenda decente, materassino e sacco a pelo possono fornirti anni di divertimento, ed anche se all’inizio l’investimento può sembrarti alto, questo si ammorterà evitando di stare sempre in hotel. Alla fine avrete più soldi per viaggiare.
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10. Memento: l’importante è il viaggio. Ovunque, milioni di persone stanno lavorando, dormendo, o combattendo coi propri figli perché non stanno facendo i loro compiti. Fai tanti respiri profondi, annusa l’aria fresca della natura, ed ascolta cosa il vento ti sta dicendo e come si fonde con la tua anima mentre viaggi.
-
11. Consiglio bonus – Prendi la strada meno trafficata. Quando tutti vanno a sinistra, vai a destra. Trova cosa il mondo ti offre, dopo quella curva dove nessun’altro svolta.
Avete altri consigli?
Traduzione articolo: Francesco Ristori
Originalmente postato da Mastery (utente di advrider.com).
GPS: tu parti con, o senza?
“Facile: senza!!
(Perché io sono un viaggiatore vero, con le palle, so navigare con le stelle e con il vento)”
Certo, questo è ciò che ci piace immaginare, o ciò che vendiamo come vero ai nostri interlocutori, in realtà le cose stanno un po’ diversamente.
Nell’estate 2012, quando mi trovai a partire per Firenze-Nordkapp, ruppi la corda del contakm 2 giorni prima dello start, così fui costretto, principalmente per controllare la velocità, a munirmi di GPS.
Una scelta che mi cambiò il viaggio, ma non necessariamente in peggio.
Secondo me questo strumento ha grandi, enormi potenzialità se saputo usare, ed è importante saperci mettere le mani in certe situazioni; allo stesso modo, condiziona il nostro modo di viaggiare togliendo un po’ di interesse.
PRO
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Utilissimo per perdere poco tempo nelle grandi città
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Immancabile per trovare al volo un indirizzo preciso
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“Simpatico” per registrare statistiche di tappa
CONTRO
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E’ elettronico, ed in quanto tale, se si rompe son ca**i
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Dà assuefazione
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Disabitua alla navigazione “reale”
Devo riconoscere che in effetti, entrare e soprattutto uscire dalle grandi città, senza GPS, è un bel casino, il GPS sa sempre dove siamo e dove vogliamo andare.
Per me che poi dovevo trovare al volo alcuni indirizzi specifici, quali quelli di amici e/o couchsurfers in mia attesa, ho trovato un amico in questo apparecchio, che, fatta eccezione per alcuni casi ambigui, mi ha sempre portato a destinazione.
Sfortunatamente non ho mai capito bene come usarlo, avendo avuto solo 2 giorni per abituarmi all’idea di dover partire con quello, e quindi non ho mai registrato alcuna tappa, ma ammetto che avere tutte le statistiche e poter scaricare il percorso sul pc per dedurne ogni dato sarebbe stato più che interessante!
Purtroppo, essendo un apparecchio elettronico, è soggetto a rotture fragili ed anche di software, non solo fisiche, che difficilmente sono riparabili, specie in paesi stranieri e magari non del tutto avanzati come quelli europei.
E questo può rappresentare un grave problema, essendo noi abituati alla navigazione assistita siamo colti alla sprovvista da una rottura, che ci manda così nel pallone.
La navigazione “reale” ci sembra così astrusa che inizialmente perdiamo la testa, assuefarsi all’uso del GPS è perciò pericoloso, se si vuole.
Allo stesso modo, non si impara mai la strada percorsa: facendoci dirottare verso sconosciute mete seguendo itinerari perfettamente studiati da una mente elettronica, non mettiamo in moto la mente umana, e così un cartello stradale è uguale al seguente, un albero sul ciglio della strada non fa differenza per noi, una casa, una curva particolare non rimarranno mai impressi nella nostra memoria come chiari e solidi punti di riferimento.
Immaginate di ripercorrere la stessa strada, prima col GPS, e poi senza: vi troverete arresi, non ricorderete addirittura di averla mai percorsa. Vero?
In ogni caso
E’ comunque raccomandabile avere un navigatore a portata di mano, anche solo per tirarlo fuori nelle emergenze o nelle situazioni difficili sopra descritte.
E’ bello perdersi, ma è altrettanto bello decidere di poter tornare sulla giusta strada senza troppo affannarsi.
Non ovunque si possono chiedere indicazioni, non ovunque si ha il tempo di farlo.
A lasciarlo a casa, siete sempre a tempo; se però non lo avete non so quanto possa valere la pena impegnare sui 100-150€ per averne uno, questo dipende solo dalla consapevolezza dei vostri mezzi, se averlo vi fa sentire più sicuri, è certamente un buon acquisto.
Ma cautela…non bisogna abituarvisi…è come la droga!!
Però non è neanche da demonizzare, come fanno molti che si credono Cristoforo Colombo su due ruote.
Per quanto mi riguarda, a giugno prossimo partirò probabilmente senza GPS, non avendo neanche la possibilità di caricarvi mappe Asia, mi piacerebbe però avere un “transponder” per registrare la traccia dell’itinerario percorso, quello posso farlo anche con lo smartphone volendo, agganciando solo il satellite senza fare uso di reti dati.
Magari mi doterò di qualche mappa, e mi armerò di pazienza chiedendo ai locali…stavolta il tempo non sarà un problema.