Finirai per trovarla la via, se prima hai il coraggio di perderti... T. Terzani

Corea - toccata e fuga

Corea.

Corea? Già, che c’entra?!

Partiamo dall’inizio: il permesso temporaneo per visitare il Giappone è valido 90 giorni, ed i miei sarebbero scaduti il 28 novembre, il che non mi avrebbe permesso di attendere entro i confini nazionali la consegna dell’ambito certificato di eleggibilità e del conseguente visto lavorativo (già, visto lavorativo, nel prossimo articolo vi parlerò anche di questo).

Quindi, la soluzione più semplice è quella di uscire e rientrare, e la via più breve, economica e burocraticamente semplice è…andare in Corea!

Così dalla mattina alla sera mi ritrovo con un biglietto prenotato per Seoul, al prezzo di circa 140€, e dato che ormai devo buttare al vento un po’ di “spiccioli” decido di fare un piccolo investimento, e con poco meno del doppio rimango in Corea 5 giorni per visitare il 13° stato di questo viaggio, anche se senza la mia cavalcatura.

Parto da Narita, l’aeroporto di riferimento di Tokyo, anche se la prefettura è quella di Chiba: scomodo, perché lontano più di un’ora dai distretti centrali, e costoso raggiungerlo, a meno che come me non si decida di prendere la via più lunga (JR linea locale) che spendendo una mezzora in più fa risparmiare oltre la metà dei soldi, tra i 1200 ed i 1500Yen anziché 3000.

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La compagnia scelta è la Eastar Jet, praticamente la Ryanair coreana.

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Accendo il GPS, per curiosità, e scopro che l’aereo viaggia alla media di 660km/h ad un’altezza di circa 3500m, anche se in realtà dovrei esprimermi in miglia orarie per la velocità ed in piedi per l’altezza…ma vabeh!

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In breve copriamo i circa 900km che separano in linea retta Tokyo da Seoul, mai presa una via più diretta fino ad ora in questo viaggio!

Arrivo all’Incheon e per prima cosa cambio gli ultimi dollari rimastimi in KRW, ovvero Won coreani, il cambio è 1$=1000KRW circa, per l’euro stiamo sui 1340KRW invece…mi sembra di essere ricco, ma quando vedo i prezzi sembra che tutto costi troppo per le cifre in eccesso!

DSC04815 DSC04823Nonostante arrivi alle 14.30, anche l’Incheon essendo lontano da Seoul non mi permette di arrivare dal mio host Couchsurfing HA (si, si chiama HA!) prima delle 17, e poi, mentre che aspetto che lui termini la sua giornata lavorativa, si fanno le 19: andiamo in centro e ceniamo in una “bettola”, dove ci raggiungono anche un paio di suoi amici e “Stella”.

Chi è Stella? Ve lo racconto dopo, una cosa per volta…adesso gustiamoci un po’ di “pizza” coreana, una specie di frittate, o pancake, non saprei come chiamarle, con verdure e carne, ed una scarica di “side dishes”, ovvero contorni, che qui in Corea sono gratuiti e ne portano a volontà insieme al piatto principale.

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E’ stato il compleanno di HA proprio l’altro ieri, ed ancora non ha festeggiato…beh, questa è l’occasione giusta, e approfittiamo per far festa!

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Al termine della serata dobbiamo rincasare immediatamente, prima che alle 23.30 chiuda la metropolitana; noto con piacere che qui i trasporti costano molto poco, con 1000KRW si va praticamente ovunque, ed anche il trasferimento in treno per il centro di Seoul è costato un buon 70% in meno di quello da Tokyo a Narita.

Ed il bello è che i treni sono efficienti, puliti, moderni, con la maggior parte delle stazioni tipo “tube” di Londra. Un + alla Corea.

Un – invece perché le persone non sembrano ancora aver capito la regola che bisogna prima lasciare uscire e poi entrare…beh però simpatici, come da noi in Italia, ah ah!

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Comincia il self-tour di Seoul, con dietro il GPS con tutti i waypoint segnati mi faccio da una parte e risalgo la città prima da sud a nord e poi da ovest a est.

Scendo alla stazione city hall, dove ovviamente c’è il municipio, che non può non essere un edificio particolare, ed appena esco dalla scala della metropolitana mi si para davanti agli occhi un’estrusione tridimensionale di vetro ed acciaio combinati in un’opera d’arte moderna.

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Prendo la direttrice principale, che conduce dritta verso Gyeongbokgung, il più grande dei palazzi delle dinastie reali coreane.

E cosa mi trovo davanti?!

Uno smanettone…ma non smanettone motociclista, ovvero non solo, questo è pure smanettone da smartphone: ne ha ben 4 (quattro) montati su di un supporto artigianale provvisto anche di parasole…incredibile, Corea, il paese della Samsung!

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Lungo il tragitto trovo anche l’ingresso al palazzo Deoksugung, che per il momento decido di evitare.

La porta di ingresso ricorda un po’ lo stile che si trova in Giappone, e allora sorge spontanea la domanda: è nato prima l’uovo o la gallina?

Chi per primo ha cominciato a costruire in legno con queste architetture e colori?

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Mi avvicino al palazzo, mentre sorpasso la statua del re Sejong, ricordato da tutti come l’inventore dell’alfabeto fonetico coreano.

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Il palazzo si avvicina, e man mano che ne carpisco il dettaglio riconosco che la sua porta è quella famosa che si vede spesso nei depliant.

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Si paga un tot per l’ingresso, sui 2-3€ che valgono quello che si trova all’interno, una serie di porte ed un palazzo, attorniati da cinte murarie e vari altri edifici, in parte (gran parte a occhio) ricostruiti dopo l’incendio parziale appiccato dai giapponesi durante l’invasione del 16° secolo (poi si capisce come mai tra coreani e giapponesi non scorra buon sangue) e l’abbandono per mancanza di fondi per il restauro fino agli anni ’60 del XX secolo.

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Un altro aspetto in cui la Corea è simile al Giappone sono i combini, molto diffusi e allo stesso modo comodi: compro un bento coreano con cotoletta di maiale, riso e curry coreano, molto più piccante di quello giapponese, scoprirò poi che la cucina coreana è generalmente piccante.

Il tutto mi costa circa un 20-30% in meno che in Giappone.

Curioso, chissà a quanto ammontano i salari, dato che il costo della vita è genericamente abbastanza inferiore.

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A pancia piena mi dirigo verso l’altro obbiettivo della giornata, il complesso palaziale di Changdeokgung, dove oltre alle innumerevoli costruzioni che ricordano un labirinto, ed ad alcuni notevoli palazzi, trovo pure un grande parco piacevole da scoprire mentre le foglie si ingialliscono o si illuminano di rosso fuoco.

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Nel mezzo del parco si trova il padiglione esagonale Hyangwon, esattamente lo stesso amico della mia amica coreana (in realtà il nome completo del padiglione è Hyangwon-Jeong).

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E’ ancora presto, e non essendo caldissimo (ci sono sui 5-6 gradi in meno che a Tokyo) decido di farmi una scarpinata fino al Bukchon Hanok village, un distretto dove è ben conservato il tessuto urbano di Seoul così come era 600 anni fa; al 99% è una ricostruzione fedele folcloristica destinata perlopiù ai turisti, dove però ancora vive la cittadinanza.

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Ancora la serata non è finita e provo a visitare il famoso tempio Jongmyo, purtroppo quando arrivo al cancello poco dopo le 16, questo è già chiuso, così devo rimandare al giorno dopo.

Hyangwon (Stella, vi ricordate? Si fa chiamare così perché ha vissuto in Italia 7 anni tra Milano ed Arezzo) mi aspetta alle 19.30, appena uscita da lavoro, in zona Jongno-gu, stasera dovremmo mangiare qualcosa di più coreano rispetto a ieri, a base di harne come dice lei ricordando ancora il toscano.

C’è anche una sua amica, Unjo, collega sottoposta, il clima però è amichevole nonostante il rapporto di lavoro.

Mangiamo carne alla griglia che cuciniamo sul posto, si chiama gogigui ed è simile allo yakiniku giapponese, ottimo davvero!

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Per finire la serata poi andiamo alla Namsan Tower, dove né Hyangwon né Unjo erano mai state…incredibile, vivono qui da sempre e “per colpa mia” adesso ci salgono per la prima volta!

Poi mi spiegano che avrebbero preferito rimandare perché il luogo è molto romantico e generalmente ci si va col fidanzato…vabbeh!

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Il panorama è notevole, ma molto diverso da quello di Tokyo, almeno così mi pare, sarà il gioco di prospettiva diverso, qui siamo infatti in una posizione sopraelevata in mezzo al Namsan park.

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Mi sveglio di buona lena e stavolta parto all’esplorazione dal lato est della città, dalla porta di ingresso alla città Heunginjimun.

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Mi perdo un po’ tra le viuzze di questo quartiere, un groviglio di cavi penzolanti ed un’invasione di cartelli fanno di questa strada il regno del caos, ma a queste scene sono abituato anche in Giappone.

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Mi dirigo alla piazza del design, che guarda caso ospita il padiglione di Zaha Hadid, ben riconoscibile per le forme astratte che ricordano equazioni di chissà quale branca della geometria analitica.

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Tanti venditori ambulanti vendono il proprio prodotto in mezzo alla strada, qualunque cosa essa sia, e nessuno si fa scrupoli a vendere (o comprare) pesce tenuto nel bel mezzo di un marciapiede a fianco di una strada trafficata, sfilettato sul momento da un pescivendolo con chissà quali requisiti igienici!

DSC05048Proprio a fianco del pescivendolo mi dà nell’occhio un mercato coperto: adoro i mercati, qui si vede di solito l’anima del popolo.

Sembra sporco, c’è odore di cibo ovunque, praticamente mi trovo all’interno di una enorme cucina open-air, fantastico, e tutto quello che è esposto sembra così tipicamente antica cucina coreana.

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Fanculo alla sporcizia, voglio godere senza pensare a nessun tipo di igiene, e così mi metto a tavola al banco che più mi ispira (ce ne saranno stati oltre 100 e li ho tutti studiati bene prima di arrivare alla decisione!) e ordino alla simpatica cuoca degli gnocchi piccanti (sujebi) ed il sushiroll coreano (gimbap, che contiene verdure anziché pesce).

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Veramente deliziosi…la porzione è abbondante ed a parte la signora mi serve pure un brodino delicato con tofu fritto.

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Esco soddisfatto avendo speso neanche 5€, e rimpiango il fatto di non averlo scoperto prima, ci sarebbe da mangiarci tutti i giorni sedendosi a rotazione a tavoli sempre diversi e mangiando ogni volta pietanze dai gusti disparati.

Proseguendo verso il tempio noto un grande assembramento di anziani, mi avvicino e scopro quello che sembrerebbe il gioco nazionale: si chiama Go, e consiste in una tavola di legno con una griglia su cui si devono muovere dei confetti di plastica bianchi o neri.

Confesso che non ho avuto la pazienza di stare a capirne le regole, ma tutti quanti sembravano interessatissimi dall’esito delle partite e dalla tattica.

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Un’altra cosa in cui la Corea assomiglia alla Cina (il Go è un gioco molto popolare in Cina) è la meditazione zen in mezzo ai parchi o addirittura in città, come questo gruppetto di anziani concentratissimi ad esercitarsi.

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Finalmente arrivo all’ingresso del Jongmyo.

Scopro che esistono solo visite guidate, la cosa non mi fa impazzire, di solito preferisco fare i miei comodi impiegando il mio tempo e girando dove mi cade l’attenzione.

Beh, poco male, per una volta mi adeguo, e la guida ci introduce all’area del tempio.

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I colori sono splendidi e la spiegazione è puntuale.

Anche questo tempio fu incendiato durante l’invasione giapponese (ancora nelle parole dei coreani si legge un profondo rammarico ed odio verso quello che è stato).

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Il tempio principale consiste in un larghissimo edificio con ben 19 stanze dove sono sepolti i membri della famiglia reale.

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Esco, soddisfatto anche se i tempi della visita erano calcolati, e mi trovo davanti ad uno sciopero.

Sciopero??

In Giappone lo sciopero non è concepito, non esiste proprio, ed in Corea invece mi vedo questo corteo: paesi simili ma molto diversi!

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Mi spingo fino al mercato di Namdaemoon, che pensavo essere molto tradizionale ed invece vendeva al 90% cianfrusaglie e cineserie varie.

Insoddisfatto…speravo di trovare qualche oggetto carino da regalare ai miei amici giapponesi, ma niente da fare.

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L’ultima meta della serata è infine la porta di ingresso sud, che si chiama come il mercato.

Distrutta nel 2008 da un pazzo piromane, è stata completamente ricostruita ed appare adesso al massimo del suo passato splendore.

L’intervento di ripristino è eccellente, la porta è imponente, anche se oramai in mezzo ai grattacieli sembra un nano.

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L’ultima sera a Seoul andiamo con Hyangwon a Gangnam (si, il quartiere reso famoso da Psy, cantante coreano di “Gangnam style”) per l’ultima cena.

Il quartiere è quello dei nuovi ricchi, i giovani che hanno fatto soldi velocemente, e lo vogliono dare a vedere; il riassunto è appunto ben descritto, anche se enfatizzato, dal video di Psy.

La tavola si riempie di cibo e di mille piattini diversi, non so mai da dove cominciare!

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Al termine sono sfinito, ma nonostante la quantità immensa di cibo servito il conto non è molto più alto di quanto non sarebbe in Italia il classico pizza e birra.

Torniamo con un amico di Hyangwon a Yongin, sua città di residenza, a circa 40km dalla capitale.

Fa più freddo, ma casa sua è accogliente e suo padre mi abbraccia come fossi suo amico da sempre…calorosi questi coreani!

La mattina dopo ci riposiamo un po’ di più, Hyangwon lavora molto (anche in Corea il lavoro è duro come in Giappone), e poco prima di pranzo andiamo al villaggio folcloristico qui vicino, dove è ricreato un antico villaggio coreano, con spiegata la cultura, la tradizione, e la storia.

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Il Kimchi, come si faceva una volta: la verdura (cavolo cinese) era raccolta e conservata in grandi vasi che si mettevano spesso sottoterra, dove maturava per circa un mese.

Adesso ci sono elettrodomestici specifici che fanno lo stesso lavoro in modo più conveniente.

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Ancora non ho capito come si chiami questo albero, che ha i colori autunnali più forti ed accesi…qualcuno lo conosce?

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A pranzo scartiamo il nostro pasto e scopro che Hyangwon ha preparato dei panini con pane toscano e prosciutto, salame, e coppa…wow, fantastico…non è autentico al 100% ma apprezzo moltissimo la gentilezza ed il pensiero!!!

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Finito il giro, torniamo a casa sua, che mi ricorda, come molti altri palazzi qua in Corea, i palazzi sovietici in versione moderna: con grandi numeri sul fianco, proprio come nei paesi ex URSS.

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Chiaccherando con Hyangwon scopro che gli stipendi medi in Corea sono molto simili a quelli giapponesi, forse inferiori di circa il 10%, ma se si pensa che il costo della vita è in media inferiore del 30%, qui si ha un potere di acquisto maggiore…altro punto per la Corea!

Per cena si replica con cucina italiana: spaghettata, salumi, insalata e…OLIO TOSCANO!

Questo è stato il regalo più bello, autentico olio toscano, ed un sapore che evoca mille ricordi!

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Subito dopo cena devo tornare a Seoul, per passare l’ultima notte da HA, di nuovo, che così pazientemente ha ospitato la mia roba a casa sua; da qui potrò raggiungere meglio l’Incheon.

Mi mancherà l’ospitalità coreana e quella di Hyangwon, che quasi non conoscendomi mi ha fatto sentire come a casa.

Un’ultima occhiata a Seoul, Namdaemoon.

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Un nuovo sole sorge da Est, indicandomi la direzione da seguire per tornare di nuovo a…casa..

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Impressione generale del popolo coreano?

Lo definirei un po’ come il popolo del sud da noi in Italia: più aperti, sgangherati, semplici da interpretare, senza retoriche nascoste. Bella gente.

 

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Partyamo tutti insieme?

Io sabato prendo e parto per il Giappone.

In moto.

L’appuntamento è alle ore 10 di sabato 14 giugno in piazza Varchi a Montevarchi (AR), dove saranno presenti istituzioni, associazioni, sponsor e tanti amici, specie motociclisti, per il saluto ufficiale dalla mia città.
Per i presenti, un piccolo gadget in omaggio!

Perché non partyamo insieme???

L’idea è quella di farsi i primi km insieme, fino a Firenze al Piazzale Michelangelo, foto di rito e saluto motociclistico.
E poi gasss, io procedo per Bologna, Ferrara, Rovigo, Padova ed infine Fontaniva, dove a partire dalle 16 presso la sede di Moto One si terrà un party-apericenaMoto Drink” con salsicce patatine e birra a gratis per tutti gli intervenuti.

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Viaggiatore VS Turista. E tu chi sei?

La perenne diatriba di chi, per i più svariati motivi, si trova a gironzolare da qualche parte nel mondo.

Siamo tutti Viaggiatori, ovvio!

E ovviamente ognuno si sentirà di vestire i panni del viaggiatore, figuriamoci se si può essere semplici e superficiali turisti!

Ma partiamo dalla definizione che ne danno i dizionari:

TURISTA

Chi viaggia per istruzione o per diletto.

VIAGGIATORE

Chi fa viaggi a scopo di esplorazione, di studio, di ricerca.

Si evince che il Turista sia un tipo più spensierato (o sta solo scappando brevemente dal tran-tran quotidiano?), mentre il Viaggiatore sia una persona più ponderata (oppure vagabonda?).

A ognuno di noi piace sentirsi esploratori, ci scopriamo Marco Polo se andiamo in Cina (in aereo) o Magellano se attraversiamo uno stretto oceanico (in nave da crociera).

La verità?

La verità è che non c’è un confine netto tra Viaggiatore e Turista, ammettiamolo, perfino al più incallito “vagabondo” ogni tanto piace inforcare occhiali scuri, infradito e bermuda, per immedesimarsi nella figura del “villeggiante”.

Io stesso credo che ci debba essere una misura nelle cose, affiancando i due ruoli nelle percentuali che più ci confanno: è un po’ come intramezzare periodi di routine e lavoro a periodi di viaggio, è noiosa la routine, ma alla lunga stanca anche viaggiare, si perde motivazione.

Così ogni tanto si può aver bisogno di fare il Turista, con meno pensieri, più comodità e relax.

Gli estremismi

C’è poi chi punta a qualche tipo di record, come ad esempio record chilometrici e temporali.

Ma colui che fa questo non è un Viaggiatore, e neanche un Turista, per me rientra nella categoria degli Atleti: ovvero, coloro che in seguito ad una preparazione fisica e psichica adeguata, percorrono grandissime distanze a tempo di record; gli appellativi di Viaggiatore o Turista non gli si addicono, perché viene meno quel minimo di “ambientazione temporale” necessaria a chi viaggia.

Infine, c’è chi lo fa per vantare semplicemente statistiche esagerate, accumulate durante gli anni, che hanno poco senso in fondo: trovo nelle statistiche alcuni dati spesso interessanti, ma dati da inserire tra le note, non nel titolo del viaggio; non si vince niente, i “titoli” non sono mondiali, ma semplicemente personali, ricordatevi che l’Albo d’Oro dei viaggiatori non esiste!

L’esploratore moderno

Per terminare, oramai si può dire che l’era dei grandi esploratori sia bella che terminata, e noi non siamo altro che emulatori delle eroiche imprese compiute da persone straordinarie in nome della scienza e della conoscenza.

  • Che senso ha quindi mettersi a rischio per esplorare terre lontane ma conosciute ai più? C’è il rischio di raccontare una storia non più esaltante (se non, a volte, ridicola) come poteva esserlo anni fa?
  • E che senso ha visitare un paese lontano rimanendo nella nostra “bolla” immacolata di turista? C’è il rischio di sentirsi mancare qualcosa di più “vero” e meno “occidentale”?

Sono sicuro che da entrambe le parti ci siano risposte esaustive e giustificative di entrambi i ruoli.

 

E tu ti senti più Turista  o Viaggiatore? Perché?

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La sfiga porta fortuna...?

No, non ho sbagliato a scrivere il titolo, semplicemente questo ossimoro vuole essere la morale di questa storia.

Ore 8.30 del 11/11/2013, Somaglia (LO) – suona la sveglia nel garage di Marcello.

Mi sento come un sasso affondato in un letto di foglie, senza possibilità di movimento, ma è ora di alzarsi; mi volto e Gionata mi dà la sveglia con la fotocamera, immortalandomi in un momento di totale apatia dovuta alla stanchezza.

Un eco metallica, è Marcello che bussa alla porta del garage e ci dà il buongiorno…

Un momento – ma che succede?! Sveglia nel garage, Gionata, Marcello…che situazione è questa?

Torniamo un attimo indietro…tutto comincia alle…

19.30 del 10/11/2013 – Autostrada A1, 50km a sud di Milano

Io e Gionata siamo appena partiti dall’EICMA, dove siamo stati ospitati allo stand di Motociclismo All Travellers come testimonials, lui è davanti sulla sua moto, io dietro con la mia, siamo alla guida da una mezz’oretta circa, e mentre osservo la paurosa velocità a cui gira la ruota posteriore della sua Transalp spero vivamente che nessun pezzo della sua moto si stacchi pericolosamente per finirmi addosso.

19.40 del 10/11/2013 – Autostrada A1, 55km a sud di Milano

Mi preparo a percorrere altri 300km di noiosissima autostrada, quando qualcosa attira la mia attenzione: non ci vedo perfettamente di notte, ma quello che si para davanti a me è uno spettacolo, oserei dire, pauroso!

Sul lato sinistro del Transalp vedo sfiammare una striscia di scintille di un paio di metri, e mentre cerco di comprendere l’accaduto mi rendo conto della pericolosità della situazione.

Mi allontano, metto le 4 frecce.

Gionata è fortunato, riesce a fermarsi in corsia d’emergenza dopo aver portato a termine un sorpasso su un furgone in fase di decelerazione.

Arrivo a un paio di metri da lui e…non ci posso credere!

La catena di trasmissione giace in terra in tutta la sua lunghezza, penzolando pericolosamente dal carter pignone.

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Gionata sta ancora chiedendomi cosa sia accaduto, dopo aver ipotizzato mille incredibili opzioni meccaniche, e mentre osserviamo inermi la catena smagliata le auto ci sfrecciano a pochi centimetri sibilando: è ora di dirigerci verso un’area d’emergenza; spingiamo per quasi 1km.

Gionata chiama il carro attrezzi, 130€ per fare 3-4km fino al casello.

Decidiamo che è un costo esagerato, rimaniamo in attesa di una soluzione, mentre Gionata scrive un messaggio di aiuto su Facebook; in tantissimi esprimono solidarietà, ma sono tutti lontani da dove ci troviamo.

Intanto ci viene un’illuminazione: togliamo gli elastici di fissaggio delle borse per usarli come cavi-traino; sistemiamo tutto e…funziona!

Dopo un km si affianca un Doblo’ blu pastello che ci fa gran segni, 4 frecce in area emergenza e ci fermiamo di nuovo.

Si tratta di Ilario, un lettore di Gionata che aveva letto il messaggio e passava di lì giusto ora!

La fortuna ci bacia in questo momento, perché ha anche un cavo da traino apposito, che non esitiamo a montare sulla mia pedana passeggero di sinistra!

 

Partiamo, qualche esitazione, ingrano la seconda e…un piccolo strappetto quando la corda si tende, appena rallento e con un filo di gas cerco di andare avanti ma…SPAAKKK!!!

La corda si era allentata e al momento in cui si era tesa di nuovo il patacrack: devo dimenticarmi della pedana sinistra, le viti sono state strappate dal telaio, niente da fare.

Ripartiamo, con calma, stavolta senza intoppi, usciamo dal casello, e togliamo la catena, che avrebbe potuto pericolosamente incastrarsi tra mozzo e forcellone.

Niente, ci rassegnamo a raggiungere il paese più vicino, Casalpusterlengo, in prima marcia a 40km/h.

22.30 del 10/11/2013 – Viale Emilia, Casalpusterlengo

Abbiamo trovato l’officina che ci era stata consigliata, per il giorno seguente ovviamente, e mentre riordiniamo le idee decidiamo di andare a mangiare una pizza nel bar di fronte.

E’ gestito da cinesi, ma la pizza è buona!

Questo purtroppo non ci consola, dobbiamo cercare un posto dove dormire adesso; anche a me arrivano molti messaggi, tra cui quelli di alcuni amici che consigliano qualche stanza dove dormire al prezzo giusto; non ci va comunque di buttar via soldi per una notte che sarebbe stata pressoché insonne, le proviamo tutte quindi.

Ma niente, i gestori del locale non mostrano alcuna compassione verso di noi, e mentre ci apprestiamo a dormire fuori, si fa avanti il pizzaiolo…italiano…ora mi spiego anche la pizza!

Ci mostra subito simpatia, e non appena i gestori se ne vanno, offre di mettere le valigie di Gionata al riparo nella sua macchina – anzi no, fa di più: ci invita a casa sua!

Non ci crediamo, saltiamo dalla gioia, gli angeli esistono!

00.10 del 11/11/2013 – Somaglia, garage di Marcello

Marcello ci offre il suo garage, scusandosi di non avere sistemazione migliore, ma non sa che per noi è una sistemazione di lusso, e così ci mette a disposizione anche due fenomenali brande, comodissime, e sacco a pelo.

Buonanotte!

Ore 8.30 del 11/11/2013, Somaglia (LO) – suona la sveglia nel garage di Marcello.

Eccoci…siamo tornati al punto iniziale.

Dopo la sveglia, un caffè bollente come lava offertoci da sua mamma e via, ci accompagna di nuovo a Casal, dove Angelo e Davide tutto si sarebbero aspettati fuorché un guaio del genere.

Davide comincia l’intervento, ed osservando gli adesivi gli viene un dubbio “Ma te mica sarai QUEL Gionata di Partireper??” – sguardo complice del Nencini e abbracci a profusione!

Incredibile, ecco a cosa serve viaggiare nel mondo per 8 anni!!!

L’intervento è fortemente scontato, e tra una chiacchiera e l’altra ci facciamo due nuovi amici, che si aggiungono al simpaticissimo e gentilissimo Marcello, che ci ha attesi fino all’ultimo per assicurarsi la riuscita del tutto.

Non può mancare ora la foto di rito con la nuova compagnia!

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Adesso è chiaro l’ossimoro contenuto nel titolo?

Abbiamo trovato nel male dell’incidente occorso una quantità di bene che mai ci saremmo aspettati; solidarietà di amici virtuali, aiuto reale di lettori, gentilezza di sconosciuti, generosità di fan partireper.

Insomma, il mondo è un bel posto e le persone sono fondamentalmente buone, se si sa apprezzare ogni aspetto della vita si riesce sempre a trovare del positivo, in qualunque cosa!

E un infinito grazie a chi ci è stato vicino!

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Il blog definitivo, il blog totale, è online.

Durante questi mesi ho appreso molto a proposito del web hosting e del webmastering, e con le nozioni acquisite ho potuto finalmente acquistare un dominio in proprio, di primo livello, e costruirci sopra il mio sito personale su base wordpress.

Perciò sono lieto di darvi il benvenuto su questa piattaforma costruita attorno ad un progetto di viaggio che assomiglia più ad un progetto di vita, al via durante la prossima stagione, primavera 2014.

IL PROGETTOScopri di più sull'itinerario.

Da qui ad allora questo contenitore si riempirà di contenuti attinenti al viaggio in sé, ed alla sua preparazione, oltre che di rubriche e guide dedicate alla fotografia, al videomaking, alle tecniche di viaggio low-cost (tra cui il Couchsurfing), alla vita outdoor etc.

Ho voluto dare un’impronta diversa al sito, evidenziando in prima pagina alcuni contenuti statici, tenendo il blog a sé stante, pronto per diventare la prima pagina una volta in “live streaming“, durante il viaggio vero e proprio.

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