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A due passi dalla Georgia
Il giorno dopo dell’incidente di percorso ancora non avevo recuperato al 100%, ma sapevo che mi sarei annoiato mortalmente a riposare un’altra giornata nella pensione, perciò gambe in spalla, si riparte…d’altronde nella fascia che mi hanno regalato c’è scritto ICHIBAN…NUMERO 1!!!
Il primo obiettivo di oggi è la Cappadocia, l’ultima volta che l’ho detto…beh sapete cosa è successo, ma stavolta ci sono arrivato davvero!
Il primo paese in cui ci si imbatte proveniendo da Ovest è Nevsehir, già qui si cominciano a vedere le classiche conformazioni tufacee ma il bello viene da Uchisar in poi, dove si trova il castello che domina l’intera Cappadocia; consiglio la salita, anche se costa 6 lire turche, circa 2€ (per me 3 lire dato che sono ancora studente, o meglio ho ancora la tessera dell’università ehehe) e avrete accesso non ad un castello ma ad una terrazza panoramica, molto suggestiva.
E’ incredibile notare come ancora le persone vivano in parte nei “camini delle fate”, pazzesco, da favola per davvero!
Ogni angolo è buono per una foto, non si smetterebbe mai, e come mi ha detto l’amico Francesco Città – la memoria per la macchina fotografica non basta mai!
Finalmente arriva Goreme, la “capitale” della Cappadocia, mozzafiato il panorama che si gode da uno dei tanti punti che si trovano in alto rispetto alla sua valle.
Adesso è l’ora di portare a termine una missione, cominciata anni fa col corso di Geometria descrittiva all’università.
Avevamo studiato e rimontato in 3D una chiesa le cui misure e foto erano state prese da altri studenti qui in Cappadocia…la fortuna ha voluto che notassi un camion con su delle scritte che mi hanno ricordato il nome della stessa, e dopo una rapida ricerca internet ne ho trovato le coordinate…quando ci sono arrivato mi veniva da piangere, indescrivibile anche se per voi non significherà molto, vedere in reale quello che avevi studiato tempo fa in virtuale!!!
Oltretutto la località non era per niente turistica ma all’interno vi si trovavano dei complessi spettacolari, chiese altissime e pareti scolpite e dipinte.
E poi via, dato che ci sono vado anche al Goreme Open Air Museum, magari merita, chissà…e intanto sono 20 lire, quasi 7€.
Lo ammetto, un bello spettacolo, ma mi ha emozionato molto meno dello scoprire con i miei occhi il complesso di Hallac studiato a scuola, e scoprirlo abbandonato a sé stesso, in balia solo di chi lo conosce veramente…è stata un’enorme soddisfazione.
Fa caldissimo, così mi concedo un’altro squisito gelato turco (dondurma), e come dicevo l’altra sera, fa veramente i fili lunghissimi, guardate come lo lavorano!
Sono le 16, a malincuore abbandono l’idea di attendere qui il tramonto, altre 4 ore di attesa mi snerverebbero e così decido di ripartire; peccato, il tramonto in Cappadocia dovrò tornare a fotografarlo, ma io mi annoio presto se rimango troppo fermo!
La strada scorre dritta, come sempre 4 corsie, 2 per senso divise da guard-rail o cunetta centrale, anche se il traffico è nullo e la strada scorre nel nulla…chissà perché ovunque è così!?
La sera arrivo in una località sperduta dopo 250km circa di noia e nient’altro, avvisto una stazione di servizio niente male, mi rifornisco di benza e chiedo se posso dormire…permesso accordato!
Così sistemo la tenda, per la prima volta (ahhh che sensazione familiare entrarci dentro, una sicurezza!!!), e vado a cena al ristorante della pompa di benzina; per soli 3€ mangio insalatona di pomodori e cetrioli (che odio, ma in viaggio mangio sempre tutto) e lahmacun (una sorta di pizza con sopra verdure cotte, credo!).
La mattina riparto con molta calma, mi alzo sempre con un’ora di ritardo rispetto alla sveglia, ma d’altronde sono in viaggio e faccio completamente quel che mi pare! Che bello eh!?
Mi attendono paesaggi variabilissimi in questa giornata di lunga guida, tra passi oltre i 2000m e strade cantierizzate e dal fondo pessimo.
Ad un tratto la terra assume colori vivaci e sparati, dal rosso del ferro al giallo ocra, con il verde delle piante ed il blu del cielo ed il bianco soffice delle nuvole è uno spettacolo da lustrarsi gli occhi.
Peccato per il fondo stradale, che tra catrame e brecciolino, e terra e sassi dissestati, causa l’acquisto d’importanza dell’attenzione alla guida, perciò permette meno soste fotografiche.
Godo comunque a veder passare tutte queste situazioni naturalistiche, finalmente, dopo la noiosissima giornata di guida di ieri, oggi ho molti più spunti creativi!
Ed infine, l’agognato Mar Nero…che non è veramente nero, no!
Si chiama Nero perché per i turchi il nero simboleggia il settentrione, infatti il mar bianco è il mar mediterraneo per loro, mare del sud.
Una volta possedeva un nome greco che ne denotava l’assenza totale di vita, eccetto che di particolari microrganismi.
Comunque, si arriva al mare da fitte montagne e strette valli, la striscia di terra che corre tra montagna e mare è stretta ed a tratti fittamente edificata da case di scarso valore estetico, tipico da località turistiche da quattro soldi.
Ciò non evita comunque di imporre un certo fascino agli avventori, il Mar Nero è sempre affascinante…