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La fine dei Balcani. Ma non della pioggia.
Riparto da Mostar. Bello, il tempo è bello, finalmente, saluto con gioia Majda e Dragan che mi hanno ospitato in casa loro come fossi un figlio.
La Bosnia mi accompagna per pochi km fino al confine croato, dove ritrovo la brezza marina.
La brezza che però non avevo calcolato avrebbe portato di nuovo anche la pioggia, accidenti!
Mi rassegno ad un’altra giornata di umido, indosso l’antipioggia fluo Moto-One e metto le membrane all’interno degli Stylmartin, via si riparte.
Evito di entrare in Dubrovnik, sconsigliato per la massa di turisti che ora vi si accalca, e così mi accontento di qualche scatto dall’alto della “Perla dell’Adriatico”.
Oggi è il giorno delle dogane, ben 5 attraversate: Bosnia->Croazia->Bosnia->Croazia->Montenegro->Albania.
E’ una immensa rottura di palle, scusate il termine, ma non immaginate quanto impacci togliersi l’antipioggia, aprire la tuta per prendere il borsetto dei documenti, cercare di capire cosa diavolo vogliano e cercare di non bagnare tutto…per poi rimettere tutto a posto…moltiplicatelo per 10 volte (controllo in ingresso ed in uscita per 5 volte fa 10)!!!!!
Proseguo, con il morale sempre più a terra per l’incessare della pioggia, che si somma alle sensazioni sconvolgenti del primo viaggio che mi porterà per mesi lontano da tutto e tutti.
Purtroppo la bellezza del Montenegro è impossibile da apprezzare, con un cielo così grigio e le insidie della strada bagnata, così non riesco a fermarmi neanche un attimo per fare una foto; penso comunque che è relativamente vicino a casa e posso tornarci quando voglio…
Dopo 450km circa, arrivo zuppo ad Elbasan, dopo un ingresso in Albania segnato dalla follia umana, cose da non credere!!!
Ho visto persone contromano camminare in corsia di sorpasso in autostrada, biciclette in autostrada, auto contromano in autostrada, persone che entravano in mezzo a strade nazionali per venderti animali o non so cosa altro, sporcizia riversa ovunque…peccato questo, perché le persone mi sono parse molto “umane”.
Passo anche da Tirana, dove ognuno fa i c***i suoi nel traffico, così anche io mi adatto, scalo marcia e faccio cantare il Fresco zigzagando tra le auto sotto la faccia gasata dei passanti, che forse una moto così non l’hanno mai vista, o quasi!
Gli amici di Ardit, amico di famiglia che abita in Italia, hanno predisposto il mio benvenuto, e mi accolgono al ristorante di Olsi dove mangio un Pilaf con una sorta di yogurt acido.
La sera faccio un giro per Elbasan con Arjan e poi torniamo al ristorante…si rimangia, e si beve…!
Ajet è il più in forma e col suo inglese fa da traduttore per tutti.
Albanesi…un popolo caldissimo e più che accogliente!
Saluto Arjan e tutta la compagnia, si riparte verso la Grecia, sperando nel bel tempo!
Il sud della Turchia è fantastico, verdissimo, con la terra a tratti rossa, che ho trovato spesso nei Balcani.
Qui faccio le ultime constatazioni sugli albanesi, ci sono alcune cose che hanno nel sangue:
– Pulire la macchina, sempre!!!
– Evitare le buche, anche andando nella corsia opposta e rischiando incidenti, oppure rallentando fino a percorrerle quasi in retro.
– Superare chiunque in qualunque situazione, e chi ha la macchina più grossa vince sempre, ed ha il rispetto delle piccole!
Arrivo in Grecia…bentornato in Europa, basta la carta di identità per l’ingresso, evvai!
Tiro fino a Salonicco, l’autostrada costa pochissimo ed è immersa nelle montagne del nord della Grecia, non è troppo caldo.
Arrivato a Salonicco devio verso il centro piuttosto che fare la circonvallazione e così incontro Yiannis, per caso, ad un semaforo.
Ci fermiamo all’ombra e mi dà alcune dritte su dove dormire, pregandomi di chiamarlo in caso di bisogno, che anche lui viaggia da solo e sa cosa significhi trovarsi in difficoltà in un paese straniero. Grazie Yiannis!
Così faccio qualche altro km verso Asprovalta e dalla strada mi si apre una finestra sul lago Apollonia…magnifico, mi fermo!
Ancora il cielo è sporcato da nuvole e la strada era un po’ bagnata, così per sicurezza mi metto sotto una tettoia, anche se non riparatissima.
Pronti via, si arriva in Turchia stasera.
Mi piace la Grecia!
Tempo niente male, ma le nuvole sono sempre dietro l’angolo…che p***e eh!?
Aripiove, ed arrivo al confine bagnato mezzo.
Controlli infiniti al confine turco:
– 1 volta la carta verde
– 2 volte il libretto della moto
– 4 volte (quattro!) il passaporto
Ancora il tempo non si è ristabilito, così fatti i primi 250km in Turchia mi fermo in una località turistica di mare, bruttina…chiedo info e mi consigliano un albergo, l’Ennis Inn.
Era il più reclamizzato così ho pensato che volessero un sacco di soldi per dormire, e invece…era proprio così!
Più di 30€ per una notte, allora tiro il prezzo ed arriviamo a 20..non male.
Cucino in camera per risparmiare sulla cena…eh eh…poi una bella dormita ed il giorno dopo via verso Istanbul!
Mostar. Due facce della stessa medaglia.
Finalmente Mostar.
Dopo la prima parte di Bosnia, ancora praticamente croata, senza nessuna bandiera bosniaca, arrivo a Mostar passando per le montagne quasi brulle che la circondano.
Lì finalmente le prime bandiere nazionali, presenti soprattutto per la prima partecipazione al mondiale di calcio della rappresentativa bosniaca.
Come i croati, anche i bosniaci sono maniaci e gasatissimi per il calcio, e così è una festa ovunque.
Arrivo in Drage Palavestre 4 dove mi attende la famiglia di Gala, a cui mi presento con una caduta da fermo mentre cercavo di parcheggiare la moto nel resede interno. Bella figura!
Nessun danno per fortuna. Qui sono le 5 e già si mangia, tradizione di famiglia, normalmente anche in Bosnia si mangia alle 7-8 come in Italia. Prima di andare a letto il mio stomaco brontolerà sicuramente!
La cameretta è carina, ariosa, il massimo per me.
Parte la visita guidata di Mostar, città dai mille risvolti a me sconosciuti.
Forte era la presenza di turchi, che tuttora permangono nelle usanze, costumi ed architettura. Il ponte stesso, il famosissimo Stari Most, è opera di Suleiman, sultano turco.
Approfitto per fare un giro completo del centro, piccolo ma carino, mi soffermo poi presso il ristorantino “Bella Vista” per godermi un piatto di Cevapcici: squisiti! 5€ e sono pieno.
Il pomeriggio è di nuovo pioggia e così velocizzo il tour, conoscendo alcune realtà nascoste mostratemi da Iris, sorella di Gala.
Scopro con tristezza le profonde ferite di questa città, ancora immersa nella povertà del dopo guerra, con poche speranze riposte nel futuro.
Poco dietro la città “vetrina” è possibile notare edifici divelti e coperti di fori di pallottole.
Non può piovere per sempre. (oppure si?)
Si ok, partenza bagnata – partenza fortunata, ma ora sono già partito da 5 giorni eppure ancora sono a mollo.
E’ incredibile, questo anno il meteo non è mai stato clemente, ma sembrava che l’estate fosse arrivata, ed invece, ecco che di nuovo il maltempo si abbatte su tutta europa (almeno su quella che sto attraversando io) senza lasciare tregua.
Subito dopo il confine, la veloce magistrale slovena mi ha portato in Croazia, con il primo check dei documenti da parte delle autorità: tutto OK, nonostante la carta d’identità sia scaduta e rinnovata dal timbro comunale (generalmente non riconosciuto all’estero).
Le strade della Croazia sono un turbine di emozioni e ricordi del viaggio che intrapresi 3 anni fa con l’amico Naoki, in bicicletta, perciò riuscivo a ricordare ogni curva: più piano si va e più il ricordo rimane indelebile, questo è assodato.
Da Senja, deviazione verso Plitvice, nell’interno, dove dopo pochi kim ho dovuto fermarmi causa pioggia: fortuna ha voluto che abbia trovato un riparo sotto una tettoia in una casa abbandonata; perfetto, eccetto per il rumore delle auto che passavano a folle velocità subito di fronte.
La mattina è l’occasione per fare un rapido controllo meccanico, constato così che l’olio Nils è stabile e senza consumi anomali, mentre la catena deve essere appena tirata, 180° di bullone e una spruzzata di grasso, fatto.
Si riparte, di nuovo sotto qualche goccia, gli 80km che mi separano da Plitvice passano rapidamente; entro nel parco con biglietto ridotto da studente per 80 Kune, circa 10€.
Lo spettacolo è disarmante, mai avrei immaginato tutta quella bellezza racchiusa in qualche km quadrato.
Dopo 2 chiacchiere con dei bikers di Sondrio, piuttosto incavolati per l’acqua che si eran presi e stavano continuando a prendere, è l’ora di indossare l’impermeabile “Brenta” by Moto-One e proseguire verso Mostar; attraverso l’interno della Croazia, così opposto e diverso rispetto alla costa, desolato e povero, reso ancora più “triste” dalle nuvole e dalla nebbia.
Faccio 100km incontrando solo 5 auto.
La sera il tempo peggiora di nuovo, così decido di fermarmi in una stanza di ristorante, dove per 15€ ho letto, doccia (fredda..!), wifi e prima colazione. Non male!
La mattina, finalmente quasi del tutto asciutto, riparto col sole, speranzoso, purtroppo devo arrendermi all’ennesimo scrollone d’acqua prima, e dopo, essere entrato in Bosnia.
Confine anomalo.
Anche qui la carta d’identità è stata accettata, mentre mi hanno chiesto anche la carta verde dell’assicurazione. Tutto OK.
Lungo il tragitto, per soli 25km di deviazione arrivo a Mostar, e così passo da lì per vedere se arriva qualche benedizione ed un raggio di sole…
Niente da fare! Pure lassù mi vogliono male!!
Ok, continuo per Mostar, dove finalmente sarò all’asciutto presso la famiglia di Gala.
Ma questa è un’altra storia.
Segui i tuoi sogni, loro conoscono la strada.
I due giorni prima di partire li ho passati a preparare moto e bagagli. Ma non solo.
Ho pensato tantissimo in quei 2 giorni, ho pensato le cose peggiori, perfino di lasciar perdere, perché sentivo un peso enorme che mi stava sovrastando, sentivo questo viaggio come qualcosa che non fosse alla mia altezza.
La mia famiglia nonostante non fosse del tutto convinta si è sempre dimostrata di gigantesco supporto fino all’ultimo secondo, e perciò il primo ringraziamento va a loro.
L’altro va invece a tutti coloro che sono intervenuti alla partenza, a chi è stato presente al Moto-Drink presso Fontaniva, a chi ha speso anche solo una parola di incoraggiamento sul web ed agli amici Friulani Marco, Francesco e Fabio che mi hanno ospitato e scortato fin quasi al confine.
E’ grazie soprattutto a voi che ho realizzato finalmente la dimensione di questo viaggio, e la sua importanza non solo per me, ma anche per tutti voi, di quello che sto facendo…una persona a me cara mi ha scritto che “Cambiare è difficile e pericoloso, ma tu stai dimostrando che è possibile“.
E’ stato soltanto allora che ho ritrovato la grinta e la determinazione che mi hanno accompagnato per 3 lunghi anni di attesa, su di me non c’era solo la responsabilità di esaudire il mio sogno, ma l’aspettativa e la forza di decine di amici ed amiche che ripongono in me una grande speranza.
Perché non provarci? Sarebbe enormemente stupido.
Non so quale sarà la mia strada al termine di tutto questo, forse è proprio partendo che l’ho imboccata inconsapevolmente.
Io ho deciso di seguire i miei sogni. Loro, la strada, la conoscono.
Sanità: farmacia da viaggio e pronto soccorso
E’ sempre prudente portare con sé un certo quantitativo di farmaci e di prodotti per medicazione.
Questi prodotti dovrebbero essere ordinati in un contenitore di facile accesso; i farmaci abitualmente utilizzati dovrebbero infatti seguire sempre la persona.
La scelta dei prodotti da portare in viaggio dipende come sempre dalle caratteristiche del viaggio (destinazione, durata, alloggiamento, organizzazione, possibilità di ottenere una visita medica in ambulatorio o clinica attrezzata).
La scelta dei farmaci dovrebbe essere sempre discussa con il medico curante e i viaggiatori dovrebbero avere familiarità con le caratteristiche, le indicazioni e le controindicazioni dei prodotti.
Le istruzioni per l’uso devono essere sempre conservate nella confezione.
Vengono di seguito elencati i principali dispositivi e farmaci che dovrebbero far parte di una farmacia di viaggio.
Dispositivi universali, da valutare caso per caso ed a seconda di spazi/esigenze:
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Necessario per la medicazione di piccole ferite [garze e cerotti, pomata antisettica (es. betadine)]
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Termometro
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Acqua ossigenata
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Analgesici ed antipiretici (es. paracetamolo)
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Buste per reidratazione orale
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Crema solare e dopo sole
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Antimalarico per profilassi ed eventuale terapia
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Antibiotico che possa coprire le principali infezioni delle vie aeree ed urinarie (es. amoxicillina-clavulanato, ciprofloxacina, co-trimossazolo), intestinali (es. ciprofioxacina, co-trimossazolo, rifaximina)
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Antidiarroico (es. loperamide)
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Lassativo
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Antispastico
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Anti-istaminico per reazioni allergiche o cinetosi
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Pomata oftalmica antibiotica (es. tobramicina)
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Gocce auricolari
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Crema antifungina
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Pomata antiistaminica e/o cortisonica per scottature o punture di insetto
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Antiacidi
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Farmaci abitualmente assunti (accompagnati da lettera del medico curante)
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Necessario per dispositivi (batterie per dispositivo auricolare)
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Occhiali di riserva
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Necessario per l’igiene dentale
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Repellente per insetti
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Zanzariera
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Kit per la potabilizzazione dell’acqua
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Profilattici
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Dispositivi o farmaci per casi particolari
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Kit per punture di serpenti e scorpioni
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Profilassi per la malattia da altitudine (Diamox)
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Sonnifero
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Siringhe a perdere
Sanità: insetti nocivi e vettori di malattie
Le zanzare, le mosche, i moscerini, i pappataci, le zecche, le cimici e molti altri insetti possono causare fastidio, reazioni cutanee o trasmettere malattie.
Dal momento che nessun farmaco o vaccino è attualmente in grado di garantire una protezione totale dal rischio di malattie trasmesse da insetti (malaria, Denuue. filariosi, encefalite giapponese e molte altre ancora) è fondamentale cercare di evitare il più possibile il contatto con gli insetti che le trasmettono.
E’ dimostrato che l’impiego di mezzi di difesa contro la zanzara riduce il rischio di acquisire l’infezione malaria del 90%. Le informazioni valide per la zanzara anofele possono in gran parte essere estese anche agli altri insetti. Molte sostanze e un discreto numero di dispositivi sono considerati efficaci nella prevenzione delle punture della zanzara anofele. Non tutti hanno la stessa efficacia ed alcuni non hanno nessun effetto protettivo.
Informazioni utili sulle punture da zecche possono essere ottenute ai seguenti indirizzi Internet del Ministero della Salute:
http://www.ministerosalute.it/imgs/C_17normativa108allegato.doc
http ://www.ministerosalute.it/imgs/C_17normativa82allegato.doc
Cosa funziona:
La N,N-diethvl-m-toluamide o DEET è il più efficace topico repellente disponibile e con il più ampio spettro d’azione (zanzare, zecche, mosche). E’ distribuito in confezioni contenenti concentrazioni variabili tra il 7 ed il 20%. Le prime sono più adatte ai bambini mentre le confezioni a concentrazione maggiore sono indicate per gli adulti. La maggiore o minore concentrazione non influisce sulla attività ma sulla durata d’azione (in media 2-3 ore). La sicurezza dell’impiego in gravidanza di questo presidio non è stata fino ad ora stabilita con certezza, il prodotto comunque attraversa la placenta.
Alcune precauzioni sono importanti:
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Utilizzare prodotti contenenti concentrazioni inferiori al 10% nei bambini
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Lavarsi le mani dopo l’applicazione, non applicare sulle labbra, sugli occhi e sulla pelle scottata dal sole
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Può causare irritazione agli occhi ed alla cute
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Riduce l’efficacia delle creme per la protezione dal sole
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Il prodotto può danneggiare la plastica (attenzione ad occhiali, orologio ecc.), il rayon ed il cuoio; non intacca cotone, nylon o lana
NB: leggere bene il foglio illustrativo che accompagna il prodotto
E’ stato recentemente immesso in commercio un nuovo repellente (acido l-pipetidincarbossilico, 2-(2-idrossietil)-, 1-metilpropilestere) dotato di efficacia pari al DEET ma senza azione dannosa su plastica e materiali sintetici. Il prodotto, commercializzato dalla Johnson, mantiene la stessa attività nei confronti dei principali insetti nocivi (zanzare, mosche, zecche, simulidi e culicoides). Il prodotto è stato raccomandato dalla World Health Organization (WHO/OMS) ed è stato autorizzato in molti paesi per adulti e per bambini al di sopra dei 2 anni di età.
Citronella
Repellente naturale, probabilmente sicuro per i bambini non danneggia gli indumenti sintetici, l’orologio, gli occhiali. Talora ha odore penetrante. Durata d’azione inferiore ad 1 ora.
Permetrina
Si tratta di un pesticida piuttosto che di un repellente ed è utilizzato per impregnare vestiti. La permetrina è una piretrina sintetica con attività insetticida e repellente per gli insetti. Il suo impiego sulla pelle è registrato soltanto per il trattamento della scabbia, mentre non lo è il suo uso come repellente. La permetrina è disponibile presso alcuni negozi con il nome di Duranon o Permanone sia in forma liquida sia in forma spray. Una confezione spray da 170 grammi può essere sufficiente per trattare due cambi di indumenti. Prima del viaggio stendere i vestiti che si pensa di indossare in occasione dei momenti di massima esposizione agli insetti, irrorarli di insetticida sino ad inumidirli, rivoltarli e li irrorarli nuovamente, quindi lasciarli asciugare. La permetrina così applicata resiste a diversi successivi lavaggi ed i vestiti rimangono impregnati fino a 2-6 settimane.
Zanzariere
Le zanzariere sul letto sono essenziali se si dorme in stanze senza schermo alle finestre o con le porte aperte. La grandezza delle maglie è fondamentale; maggiore è la larghezza maggiore sarà la possibilità per le zanzare di penetrare. Meglio ancora se saranno state trattate con permetrina. Le stanze da letto devono avere le zanzariere alle finestre.
Aria condizionata
Rende gli insetti meno attivi e quindi meno pericolosi
Zampironi, spray di insetticida, erogatori elettrici
Sono molto efficaci soprattutto all’interno delle abitazioni.
In ogni caso:
Limitare le attività all’aperto nelle ore di maggiore attività degli insetti.
Per la malaria il periodo di rischio va dall’imbrunire all’alba.
Cosa non funziona
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Dispositivi elettronici (ultrasuoni)
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Assunzione di composti chimici come l’aglio e le vitamine del gruppo B
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Profumi e colonie: possono attirare api e vespe
Decalogo anti-zanzare
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Se possibile scegliere di viaggiare durante la stagione secca.
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Se non si è sicuri di trovare prodotti anti-zanzare (vedi sopra) nel paese di destinazione, portarne una scorta dall’Italia; informarsi sulla disponibilità di prese elettriche, del tipo e sul voltaggio della corrente.
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Appena entrati nella stanza spruzzare prodotti insetticidi a base di permetrina, tetrametrina o deltametrina, sotto il letto, gli armadi, negli angoli e nei recessi degli apparecchi sanitari e sulla tenda della doccia. Questa operazione deve essere compiuta di giorno, per poter aerare successivamente la stanza; ricordarsi che diverse specie di zanzara pungono anche di giorno e trasmettono altre malattie (febbre gialla, dengue).
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Non sostare all’aperto all’imbrunire, ma restare all’interno delle camere o in luoghi riparati da zanzariere.
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Prima di uscire alla sera, applicare sulle parti scoperte e sugli abiti, prodotti repellenti, seguendo le istruzioni del produttore. Indossare abiti di colore chiaro che coprano il più possibile.
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Alla sera, al ristorante, specie se si è all’aperto, mettere sotto il tavolo zampironi o candele alla citronella o diffusori elettrici di piretroidi. Se il ristorante ne è sprovvisto, portarlo con sè ogni sera. Controllare periodicamente che sia in funzione.
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In camera, se la si sopporta, tenere l’aria condizionata in funzione; la diminuzione della temperatura e le correnti d’aria riducono notevolmente l’attività delle zanzare; il ventilatore è quasi altrettanto efficace.
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Si possono utilizzare, in alternativa all’aria condizionata, diffusori di prodotti insetticidi a corrente (piastrine, liquidi). Ricordarsi che le prese ed i voltaggi possono essere differenti da quelli usati in Italia e accertarsi che la corrente non venga sospesa durante la notte. L’inalazione di questi prodotti può causare disturbi; inoltre le finestre della stanza devono essere tenute aperte: attenzione che in questo caso devono essere schermate da zanzariere.
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Tenere sempre chiuse borse, valige, cassetti, porte degli armadi (sono nascondigli delle zanzare); non lasciate mai aperta la porta della camera; chiudete con giornali o nastro adesivo ogni eventuale fessura su porte,finestre, reticelle (specie nel bagno).
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Se disponibile, usare zanzariere attorno al letto; controllare che non ci siano zanzare tra il materasso e la zanzariera; cospargere la zanzariera con prodotti repellenti a base di tetrametrina (in alcuni Paesi sono disponibili polveri insetticide da sciogliere nell’acqua con cui impregnare le zanzariere). Controllare che non ci siano fessure o lacerazioni, anche piccolissime, nella rete della zanzariera. Controllare infine che i bordi della zanzariera siano messi bene sotto al materasso.
Prossimo consiglioSanità: farmacia da viaggio e pronto soccorso
Sanità: Igiene alimentare
In molti paesi della fascia intertropicale o anche in paesi a clima temperato nei quali il livello igienico (degli alimenti e dell’approvvigionamento idrico) sia basso, possono essere trasmesse numerose infezioni intestinali e non, mediante alimenti o bevande contaminate.
La diarrea del viaggiatore è la manifestazione di gran lunga più frequente, tuttavia, altre infezioni possono essere contratte in seguito al consumo di alimenti o bevande contaminate: tra di esse in particolare la febbre tifoidea (da frutti di mare, e da verdura), la brucellosi (dal latte e dai suoi derivati), le infestazioni intestinali da parassiti come la giardia o l’ameba (da vegetali e da acqua), l’epatite virale A (dall’acqua, dai frutti di mare, e dalle verdure non lavate). Soltanto alcune di queste infezioni possono essere evitate mediante vaccinazioni (epatite A, febbre tifoidea, colera, Vedi vaccinazioni).
Pertanto il viaggiatore deve prestare grande prudenza nella scelta delle bevande e dei cibi ed una meticolosa attenzione nella loro preparazione.
E’ preferibile in alcune occasioni digiunare alcune ore piuttosto che assumere alimenti potenzialmente infetti.
Anche il ragionevole impulso ad assaggiare prodotti tipici locali deve essere trattenuto dalle norme del buon senso.
E se si è in trattamento con antiacidi come la ranitidina, l’omeprazolo, il Maalox?
Si deve ricordare che l’acidità gastrica dello stomaco è la prima barriera nelle difese dell’organismo dalle infezioni trasmesse per via alimentare; perciò quando si è in trattamento con questi farmaci si è esposti ad un rischio maggiore di acquisire le infezioni sopraddette e può essere indicata una profilassi farmacologica della diarrea del viaggiatore (es. ciprofloxacina); l’indicazione a questa profilassi dovrà essere discussa con il Medico curante o con lo specialista di Medicina dei viaggi.
Alcune semplici regole sotto esposte aiutano a ridurre il rischio di infezione e dovrebbero essere sempre rispettate.
Come evitare le infezioni intestinali? Evita per quanto possibile di mangiare e bere i seguenti alimenti:
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Vegetali crudi o insalate e non bere a meno che non siate certi della pulizia;
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Cibi normalmente coltivati al suolo, che potrebbero essere contaminati da feci utilizzate per concimare;
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Frutta che non si possa pelare o che non si possa lavare con acqua potabile possibilmente contenente cloro;
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Acqua non certamente potabile – bere sempre acqua o bevande imbottigliate (assicurarsi che il tappo sia originale) o in lattina; usare acqua sicura anche per lavarsi i denti;
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Carne cruda o poco cotta, carne fredda
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Pesce o frutti di mare crudi o poco cotti (ostriche, vongole, mitili, granchi) – non utilizzare il ghiaccio;
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Latte non pasteurizzato, formaggi o gelati di incerta provenienza, uova crude o poco cotte (maionese, salse);
Ulteriori consigli:
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Non bere dal rubinetto, da pozzi o da torrenti se non è possibile purificare l’acqua con metodo sicuro;
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Assicurarsi che il cibo sia cotto da poco e non semplicemente riscaldato – evitare assolutamente cibi conservati dopo cotti per più di 2 ore anche se refrigerati;
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Non acquistare generi alimentari e bevande da venditori ambulanti;
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Evitare i ristoranti nei quali non sia curata l’igiene;
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Curare con scrupolo l’igiene personale soprattutto prima dei pasti
Prossimo consiglioSanità: insetti vettori di malattie
Viaggiare sponsorizzati: si, no, perché?
Bel dilemma!
Ognuno ha i suoi motivi, io cercherò di spiegarvi pro e contro, ed il perché delle mie scelte.
Distinguiamo innanzitutto le categorie, c’è chi lo fa per…:
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Accrescimento personale
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Avvicinarsi maggiormente al mondo che amiamo
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Finanziarsi l’equipaggiamento che non potremmo permetterci
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Gloria personale
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Accumulare equipaggiamento
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“Moda”?
Avrete notato i diversi contrassegni degli elenchi puntati, non sono casuali, alcune cause le ritengo nobili, altre meno, se non addirittura di basso rango.
Personalmente, la mia idea iniziale era quella di finanziare in modo “creativo” un equipaggiamento che mai avrei potuto permettermi col lavoro che faccio mentre studio.
Ho scommesso su questa cosa, ci ho creduto, ed ha funzionato.
Di come ho ottenuto queste collaborazioni, parlerò in un futuro articolo.
Creatività è stata la parola chiave – alla base di tutto quello che ruota attorno al filo conduttore, che poi è il Viaggio.
Accrescimento personale
Ricercare partners e collaborarvi ha significato impegnare e sviluppare capacità tutte nuove, da autodidatta farsi una piccola cultura di grafica, marketing etc.
Avvicinarsi maggiormente al mondo che amiamo
Essere supportato da grandi marchi mi ha inserito nel mondo che amo facendomelo vivere in modo non più passivo, ma da vero e proprio protagonista, partecipando allo sviluppo o al test pratico dell’equipaggiamento, prendendo parte a fiere e manifestazioni importanti (una su tutte l’EICMA), collaborando anche con testate giornalistiche e diventandone testimonial (Motociclismo), conoscendo importanti personalità.
Gloria personale
C’è poi una serie innegabile di aspetti poco nobili; non nego che un po’ di popolarità non mi abbia fatto piacere, ma non è quello l’aspetto più importante, la cosa fondamentale è non anteporre mai l’attività di sponsorship al Viaggio.
Accumulare equipaggiamento
Odioso chiedere supporto tanto per…accumulare “cimeli”…e poi cosa ne facciamo, li rivendiamo? Li teniamo in bacheca, come al museo?
Personalmente, se un capo tecnico funziona ancora, non sento l’esigenza di cambiarlo tanto per far numero, a meno che lo sponsor non necessiti di test su altri specifici prodotti.
Moda
Si, beh, fa figo essere sponsorizzati dai, ammettiamolo che ci facciamo grandi quando possiamo dire di essere endorser di un marchio famoso.
Perciò ognuno di noi è alla ricerca di sponsor a tutti i costi, ho visto gente che si faceva sponsorizzare minchiate tali da chiedersi se non avevano sbagliato a spedirgli il materiale; oppure chiedere sponsorizzazioni per fare la classica uscita estiva/vacanza al mare.
Etica e motivazioni a parte
Tralasciando ciò che ci può spingere o meno a richiedere un qualsiasi supporto, e per quale “vocazione” lo si faccia, è bene sapere che oltre ai ben conosciuti PRO ci sono anche dei CONTRO da non sottovalutare.
PRO
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Filo diretto con l’azienda
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Acquisizione di nozioni tecniche
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Risparmio nell’acquisto dell’attrezzatura
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Possibilità di conoscere personaggi
CONTRO
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Impegno serio, di tipo “lavorativo”
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Necessità di svolgere un buon lavoro di immagine
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Disponibilità a scendere a qualche tipo di patto
-
Rischio di anteporre la sponsorizzazione al viaggio
Beh ovviamente i vantaggi sono semplici da capire.
Filo diretto con l’azienda
Sarete sempre i primi a venire a conoscenza di novità, o a venire dotati degli ultimi ritrovati tecnici, a poter usufruire di un servizio personalizzato ed in prima persona.
Acquisizione di nozioni tecniche
Non v’è dubbio che stando a stretto contatto col reparto tecnico dell’azienda si finisca per acquisire nozioni interessantissime sulla lavorazione dei materiali, l’assemblaggio, e capire come l’attrezzatura funzioni realmente.
Risparmio nell’acquisto dell’attrezzatura
Questo è abbastanza chiaro, un contratto di sponsorizzazione prevede un ritorno di immagine e/o un lavoro di test sull’equipaggiamento, appunto lavoro, che è ripagato con la cessione gratuita del materiale. Uno sconto non è una sponsorizzazione: è uno sconto!
Possibilità di conoscere personaggi
Alcune aziende lavorano in campi come la MotoGP o gare di moto in generale, e tramite loro, i loro eventi/fiere è possibile conoscere personalità importanti dello sport e non solo.
Chiaramente il lavoro di tester/endorser porta ad una serie di svantaggi, a seconda di come gestirete il vostro tempo prima, durante e dopo il viaggio:
Impegno serio, di tipo “lavorativo”
Molti credono che la sponsorizzazione sia una botta di culo dove uno ti regala qualcosa e tu te la godi: NO!
Essere sponsorizzati significa a tutti gli effetti diventare “dipendente” dell’azienda partner, producendo per loro ciò per cui ci si è accordati inizialmente (materiale fotografico, recensioni, visibilità…)
Necessità di svolgere un buon lavoro di immagine
Quando qualcuno decide di cedervi qualcosa non lo fa a titolo di apprezzamento personale, ma soprattutto per dare spicco al proprio nome/prodotto, perciò dovrete legare la vostra attività a quella di mettere sotto i riflettori (entro un certo range di credibilità) il loro marchio, quindi dovete anche saperlo fare.
Disponibilità a scendere a qualche tipo di patto
Il compromesso è la parola chiave, se decidete di viaggiare sponsorizzati dovrete regolare di conseguenza alcuni comportamenti, ad esempio il linguaggio non può essere quello da mercato perché rappresentate anche un’azienda, e dovrete trovare del tempo durante il viaggio da dedicare al vostro “lavoro” di atleta sponsorizzato.
Rischio di anteporre la sponsorizzazione al viaggio
Il rischio che si prende è quello di dare maggiore spicco alla sponsorizzazione che al viaggio stesso, allora si diventa veri e propri testimonial dell’azienda, con una storia dietro (il viaggio) che ha sempre meno importanza dinanzi a quella dell’oggetto della sponsorizzazione.
La scelta sarà vostra, e sarà vostro compito assegnare più o meno importanza ad una attività o all’altra.
La mia scelta?
Io ho scelto di viaggiare sponsorizzato per diversi motivi.
In primis avevo bisogno di equipaggiarmi con qualcosa di serio senza spendere troppo, ed essendo un discreto grafico, fotografo e videomaker avevo molti mezzi a disposizione per poter piacere alle aziende.
In secondo luogo sono un gran curioso, e mi affascina essere a contatto diretto con chi produce un articolo per motociclisti, per capirlo nel profondo e studiarlo meglio, in modo anche da apprezzarlo (e recensirlo) al massimo.
Infine, mi piace darmi da fare, adoro avere un compito da svolgere durante, ma anche prima e dopo il viaggio, che mi gratifichi ed in qualche modo mi aiuti a crescere.
Patente Internazionale: come si fa.
La patente italiana è sufficiente per guidare in tutti i Paesi dell’Unione Europea, negli altri Paesi europei (ad esclusione della Federazione Russa) e in diversi Paesi extra-europei. Le informazioni di dettaglio relative ai singoli Paesi possono essere consultate sul sito www.viaggiaresicuri.mae.aci.it, selezionando il Paese di interesse e scegliendo la voce “Viabilità”.
Per la maggior parte dei Paesi extra-europei è invece richiesto un permesso internazionale di guida che non può essere utilizzato autonomamente, ma deve essere sempre accompagnato dalla patente nazionale in corso di validità.
Le convenzioni internazionali in materia prevedono due distinti modelli di patente internazionale: il modello “Ginevra 1949” e il modello “Vienna 1968”.
Il permesso internazionale di guida è perciò necessario per guidare in quei paesi che non siano firmatari delle medesime Convenzioni internazionali ratificate dall’Italia. E’ rilasciato dall’Ufficio Provinciale della Direzione Generale della Motorizzazione Civile del luogo di residenza del richiedente, previa esibizione della patente di guida in corso di validità. L’elenco degli Uffici Provinciali della Motorizzazione Civile è consultabile sul sito del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti www.trasporti.gov.it.
RILASCIO PERMESSO INTERNAZIONALE DI GUIDA
-
Modello TT746 (in distribuzione gratuita presso il nostro sportello informazioni) contenente la richiesta di rilascio del permesso internazionale di guida;
-
Attestazione del versamento di Euro 16,00 effettuato sul conto corrente n. 4028 intestato a DIPARTIMENTO TRASPORTI TERRESTRI – imposta di bollo;
-
Attestazione del versamento di Euro 9,00 effettuato sul conto corrente n. 9001 intestato a DIPARTIMENTO TRASPORTI TERRESTRI – imposta di bollo;
-
2 foto recenti formato tessera su fondo bianco ed a capo scoperto, su carta non termica, di cui una autenticata (possibile autenticarla alla MCTC);
-
Patente di guida in corso di validità in visione ed una fotocopia della stessa fronte-retro;
-
Una marca da bollo da Euro 16,00.
DOVE SI FA?
I modelli sono distribuiti in forma gratuita presso gli sportelli della Motorizzazione Civile, oppure puoi scaricarli qui sotto.
Generalmente le sedi della MCTC dispongono anche della macchinetta automatica per farsi le fototessere.
I versamenti vanno fatti alle Poste tramite moduli prestampati (richiedere specificamente i bollettini su conto 9001 e 4028).
L’autentica della fotografia può essere anche effettuata allo sportello della MCTC da operatore.
Per una documentazione sempre aggiornata raccomando di controllare sempre sul sito del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti.
Sotto ho copiato ed incollato l’elenco dei paesi aderenti alle varie convenzioni, alcuni riconoscono entrambi i modelli di patente, mentre altri riconoscono solo una delle due, in special modo Stati Uniti e Giappone necessitano del modello “Ginevra 1949”.
In ogni caso, per avere un quadro completo e sempre aggiornato dei paesi entro cui si vorrà mettersi alla guida di un veicolo, consiglio di consultare sempre il sito Viaggiare Sicuri alla sezione “Viabilità” dei singoli paesi.
-
Modello TT746 (in distribuzione gratuita presso il nostro sportello informazioni) contenente la richiesta di rilascio del permesso internazionale di guida;
-
Attestazione del versamento di Euro 16,00 effettuato sul conto corrente n. 4028 intestato a DIPARTIMENTO TRASPORTI TERRESTRI – imposta di bollo;
-
Attestazione del versamento di Euro 9,00 effettuato sul conto corrente n. 9001 intestato a DIPARTIMENTO TRASPORTI TERRESTRI – imposta di bollo;
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2 foto recenti formato tessera su fondo bianco ed a capo scoperto, su carta non termica, di cui una autenticata (possibile autenticarla alla MCTC);
-
Patente di guida in corso di validità in visione ed una fotocopia della stessa fronte-retro;
-
Una marca da bollo da Euro 16,00.
DOVE SI FA?
I modelli sono distribuiti in forma gratuita presso gli sportelli della Motorizzazione Civile, oppure puoi scaricarli qui sotto.
Generalmente le sedi della MCTC dispongono anche della macchinetta automatica per farsi le fototessere.
I versamenti vanno fatti alle Poste tramite moduli prestampati (richiedere specificamente i bollettini su conto 9001 e 4028).
L’autentica della fotografia può essere anche effettuata allo sportello della MCTC da operatore.
Convention on Road Traffic |
Vienna, 8 November 1968 |
Participant |
Signature |
Accession(a), Succession(d), Ratification |
Albania |
29 Jun 2000 a |
|
Armenia |
8 Feb 2005 a |
|
Austria |
8 Nov 1968 |
11 Aug 1981 |
Azerbaijan |
3 Jul 2002 a |
|
Bahamas |
14 May 1991 a |
|
Bahrain |
4 May 1973 a |
|
Belarus |
8 Nov 1968 |
18 Jun 1974 |
Belgium |
8 Nov 1968 |
16 Nov 1988 |
Bosnia and Herzegovina |
1 Sep 1993 d |
|
Brazil |
8 Nov 1968 |
29 Oct 1980 |
Bulgaria |
8 Nov 1968 |
28 Dec 1978 |
Central African Republic |
3 Feb 1988 a |
|
Chile |
8 Nov 1968 |
|
Costa Rica |
8 Nov 1968 |
|
Côte d’Ivoire |
24 Jul 1985 a |
|
Croatia |
23 Nov 1992 d |
|
Cuba |
30 Sep 1977 a |
|
Czech Republic |
2 Jun 1993 d |
|
Democratic Republic of the Congo |
25 Jul 1977 a |
|
Denmark |
8 Nov 1968 |
3 Nov 1986 |
Ecuador |
8 Nov 1968 |
|
Estonia |
24 Aug 1992 a |
|
Finland |
16 Dec 1969 |
1 Apr 1985 |
France |
8 Nov 1968 |
9 Dec 1971 |
Georgia |
23 Jul 1993 a |
|
Germany |
8 Nov 1968 |
3 Aug 1978 |
Ghana |
22 Aug 1969 |
|
Greece |
18 Dec 1986 a |
|
Guyana |
31 Jan 1973 a |
|
Holy See |
8 Nov 1968 |
|
Hungary |
8 Nov 1968 |
16 Mar 1976 |
Indonesia |
8 Nov 1968 |
|
Iran (Islamic Republic of) |
8 Nov 1968 |
21 May 1976 |
Israel |
8 Nov 1968 |
11 May 1971 |
Italy |
8 Nov 1968 |
2 Oct 1996 |
Kazakhstan |
4 Apr 1994 a |
|
Kenya |
9 Sep 2009 a |
|
Kuwait |
14 Mar 1980 a |
|
Kyrgyzstan |
30 Aug 2006 a |
|
Latvia |
19 Oct 1992 a |
|
Liberia |
16 Sep 2005 a |
|
Lithuania |
20 Nov 1991 a |
|
Luxembourg |
8 Nov 1968 |
25 Nov 1975 |
Mexico |
8 Nov 1968 |
|
Monaco |
6 Jun 1978 a |
|
Mongolia |
19 Dec 1997 a |
|
Montenegro |
23 Oct 2006 d |
|
Morocco |
29 Dec 1982 a |
|
Netherlands |
8 Nov 2007 a |
|
Niger |
11 Jul 1975 a |
|
Norway |
23 Dec 1969 |
1 Apr 1985 |
Pakistan |
19 Mar 1986 a |
|
Peru |
6 Oct 2006 a |
|
Philippines |
8 Nov 1968 |
27 Dec 1973 |
Poland |
8 Nov 1968 |
23 Aug 1984 |
Portugal |
8 Nov 1968 |
30 Sep 2010 |
Qatar |
6 Mar 2013 a |
|
Republic of Korea |
29 Dec 1969 |
|
Republic of Moldova |
26 May 1993 a |
|
Romania |
8 Nov 1968 |
9 Dec 1980 |
Russian Federation |
8 Nov 1968 |
7 Jun 1974 |
San Marino |
8 Nov 1968 |
20 Jul 1970 |
Senegal |
16 Aug 1972 a |
|
Serbia |
12 Mar 2001 d |
|
Seychelles |
11 Apr 1977 a |
|
Slovakia |
1 Feb 1993 d |
|
Slovenia |
6 Jul 1992 d |
|
South Africa |
1 Nov 1977 a |
|
Spain |
8 Nov 1968 |
|
Sweden |
8 Nov 1968 |
25 Jul 1985 |
Switzerland |
8 Nov 1968 |
11 Dec 1991 |
Tajikistan |
9 Mar 1994 a |
|
Thailand |
8 Nov 1968 |
|
The former Yugoslav Republic of Macedonia |
18 Aug 1993 d |
|
Tunisia |
5 Jan 2004 a |
|
Turkey |
22 Jan 2013 a |
|
Turkmenistan |
14 Jun 1993 a |
|
Ukraine |
8 Nov 1968 |
12 Jul 1974 |
United Arab Emirates |
10 Jan 2007 a |
|
United Kingdom of Great Britain and Northern Ireland |
8 Nov 1968 |
|
Uruguay |
8 Apr 1981 a |
|
Uzbekistan |
17 Jan 1995 a |
|
Venezuela (Bolivarian Republic of) |
8 Nov 1968 |
|
Zimbabwe |
31 Jul 1981 a |
Convention on Road Traffic |
Geneva, 19 September 1949 |
Participant |
Signature |
Accession(a), Succession(d), Ratification |
Albania |
1 Oct 1969 a |
|
Algeria |
16 May 1963 a |
|
Argentina |
25 Nov 1960 a |
|
Australia |
7 Dec 1954 a |
|
Austria |
19 Sep 1949 |
2 Nov 1955 |
Bangladesh |
6 Dec 1978 a |
|
Barbados |
5 Mar 1971 d |
|
Belgium |
19 Sep 1949 |
23 Apr 1954 |
Benin |
5 Dec 1961 d |
|
Botswana |
3 Jan 1967 a |
|
Bulgaria |
13 Feb 1963 a |
|
Burkina Faso |
31 Aug 2009 a |
|
Cambodia |
14 Mar 1956 a |
|
Canada |
23 Dec 1965 a |
|
Central African Republic |
4 Sep 1962 d |
|
Chile |
10 Aug 1960 a |
|
Congo |
15 May 1962 a |
|
Côte d’Ivoire |
8 Dec 1961 d |
|
Cuba |
1 Oct 1952 a |
|
Cyprus |
6 Jul 1962 d |
|
Czech Republic |
2 Jun 1993 d |
|
Democratic Republic of the Congo |
6 Mar 1961 d |
|
Denmark |
19 Sep 1949 |
3 Feb 1956 |
Dominican Republic |
19 Sep 1949 |
15 Aug 1957 |
Ecuador |
26 Sep 1962 a |
|
Egypt |
19 Sep 1949 |
28 May 1957 |
Fiji |
31 Oct 1972 d |
|
Finland |
24 Sep 1958 a |
|
France |
19 Sep 1949 |
15 Sep 1950 |
Georgia |
23 Jul 1993 a |
|
Ghana |
6 Jan 1959 a |
|
Greece |
1 Jul 1952 a |
|
Guatemala |
10 Jan 1962 a |
|
Haiti |
12 Feb 1958 a |
|
Holy See |
5 Oct 1953 a |
|
Hungary |
30 Jul 1962 a |
|
Iceland |
22 Jul 1983 a |
|
India |
19 Sep 1949 |
9 Mar 1962 |
Ireland |
31 May 1962 a |
|
Israel |
19 Sep 1949 |
6 Jan 1955 |
Italy |
19 Sep 1949 |
15 Dec 1952 |
Jamaica |
9 Aug 1963 d |
|
Japan |
7 Aug 1964 a |
|
Jordan |
14 Jan 1960 a |
|
Kyrgyzstan |
22 Mar 1994 a |
|
Lao People’s Democratic Republic |
6 Mar 1959 a |
|
Lebanon |
19 Sep 1949 |
2 Aug 1963 |
Lesotho |
27 Sep 1973 a |
|
Luxembourg |
19 Sep 1949 |
17 Oct 1952 |
Madagascar |
27 Jun 1962 d |
|
Malawi |
17 Feb 1965 d |
|
Malaysia |
10 Sep 1958 a |
|
Mali |
19 Nov 1962 d |
|
Malta |
3 Jan 1966 d |
|
Monaco |
3 Aug 1951 a |
|
Montenegro |
23 Oct 2006 d |
|
Morocco |
7 Nov 1956 d |
|
Namibia |
13 Oct 1993 d |
|
Netherlands |
19 Sep 1949 |
19 Sep 1952 |
New Zealand |
12 Feb 1958 a |
|
Niger |
25 Aug 1961 d |
|
Nigeria |
3 Feb 2011 a |
|
Norway |
19 Sep 1949 |
11 Apr 1957 |
Papua New Guinea |
12 Feb 1981 a |
|
Paraguay |
18 Oct 1965 a |
|
Peru |
9 Jul 1957 a |
|
Philippines |
19 Sep 1949 |
15 Sep 1952 |
Poland |
29 Oct 1958 a |
|
Portugal |
28 Dec 1955 a |
|
Republic of Korea |
14 Jun 1971 d |
|
Romania |
26 Jan 1961 a |
|
Russian Federation |
17 Aug 1959 a |
|
Rwanda |
5 Aug 1964 d |
|
San Marino |
19 Mar 1962 a |
|
Senegal |
13 Jul 1962 d |
|
Serbia |
12 Mar 2001 d |
|
Sierra Leone |
13 Mar 1962 d |
|
Singapore |
29 Nov 1972 d |
|
Slovakia |
1 Feb 1993 d |
|
South Africa |
19 Sep 1949 |
9 Jul 1952 a |
Spain |
13 Feb 1958 a |
|
Sri Lanka |
26 Jul 1957 a |
|
Sweden |
19 Sep 1949 |
25 Feb 1952 |
Switzerland |
19 Sep 1949 |
|
Syrian Arab Republic |
11 Dec 1953 a |
|
Thailand |
15 Aug 1962 a |
|
Togo |
27 Feb 1962 d |
|
Trinidad and Tobago |
8 Jul 1964 a |
|
Tunisia |
8 Nov 1957 a |
|
Turkey |
17 Jan 1956 a |
|
Uganda |
15 Apr 1965 a |
|
United Arab Emirates |
10 Jan 2007 a |
|
United Kingdom of Great Britain and Northern Ireland |
19 Sep 1949 |
8 Jul 1957 |
United States of America |
19 Sep 1949 |
30 Aug 1950 |
Venezuela (Bolivarian Republic of) |
11 May 1962 a |
|
Zimbabwe |
1 Dec 1998 d |
BAM road: solo 4 opzioni per arrivare in fondo.
Ultima puntata del racconto della BAM road, affrontata dai due temerari motociclisti inglesi Peter Foulkes e Jon Brookbanks, stavolta si entra nel vivo!
A raccontare è Jon:
Ad ogni crinale ti chiedi quale ostacolo starai per affrontare, ed il mio cuore affonda ogni volta che il tracciato si divide. A questo punto una strada va sempre in alto, conducendo ad un ponte in legno marcio, o semplicemente ciò che ne rimane.L’altra strada va verso il basso, portando ad una sorta di guado.
Questo è tipico della BAM road, e senza possibilità di tornare indietro ci sono veramente solo 4 opzioni per proseguire…
-
Opzione 1: Attraversare il ponte
Ci sono letteralmente centinaia di ponti da superare lungo la BAM road. Sono stati costruiti negli anni ’30 del 1900, gran parte di quelli in legno sono adesso marci, e molti collassati. Questi sono normalmente realizzati con traverse in legno della ferrovia, ma rattoppate con vecchie tavole, tronchi, rami degli alberi e persino tavoli. Alcuni sono estremamente stretti, si distendono lungo vasti e potenti freddi fiumi. La superficie di questi è un incubo per i motociclisti e spesso ci sarebbero poche possibilità di sopravvivere ad una caduta. Occasionalmente si vedono targhe coperte di fiori in memoria di qualcuno che ha perso la vita, o anche un camion caduto e giacente sul suo tetto al di sotto di una sezione precaria di ponte. Questi sono aspri promemoria dei pericoli di tale avventura, e spesso ci fanno domandare cosa stessimo facendo semplicemente “per divertimento”.
Un particolare attraversamento che nessuno di noi due dimenticherà è quello dell’estremo ponte sul Vitim. Tornato a Mosca, Tony P., membro del “Sibersky Extreme Project”, ci ha dato un primo resoconto della sua storia dell’orrore su quel ponte, ed adesso era tempo della nostra. Era solo il secondo giorno, e come siamo arrivati sul crinale della collina ricordo di aver detto “porca pu**ana”. Sapevamo entrambi che questo momento sarebbe arrivato, ma nessuno pensava che l’avremmo raggiunto così presto. Prima di partire per questo viaggio, sia io che Pete pensavamo che in fondo avremmo potuto sorpassarlo senza problemi, ma il nostro punto di vista è cambiato immediatamente quando con timore abbiamo guardato giù all’enorme massa d’acqua che si riversava sotto di noi. La lunghezza dell’attraversamento è incredibile, l’altro capo del ponte sparisce all’orizzonte. La superficie è costituita da traverse in legno della ferrovia, tenute insieme da ampie maglie metalliche. Nel mezzo c’è una grande rampa, con grezzi listelli su ogni lato. Per l’intera lunghezza il ponte è estremamente stretto senza barriere laterali. Perfino solo camminarci mette in subbuglio il mio stomaco, e guardando in basso alle acque che fluiscono a velocità spaventosa mi fa girare la testa. Pete mi ha guardato e mi ha detto “solo stare qui mi fa stare male”.
Era ovvio che percorrerlo in moto sarebbe stato meno goffo di quanto pensassimo, ma il più piccolo errore sarebbe stato fatale, così non c’era altra opzione che percorrerlo a piedi spingendo le moto. Tenere una moto a pieno carico controllandola con la frizione e camminando di lato non è un compito semplice. Certamente non aiuta avere stivali da fuoristrada. C’è sempre un alta percentuale di inciampare o rimanere intrappolati con la gamba sotto le borse posteriori. Sono andato per primo, con Pete che mi seguiva da vicino. Stava andando bene, finché non ho raggiunto la metà. Come la ruota anteriore è salita sulla rampa ho perso il momento e la moto ha cominciato a scivolare all’indietro anche con il freno tirato. Stavo gocciolando di sudore dalla punta del naso, e come al solito i miei pantaloni hanno cominciato a calare fino alle ginocchia! Fortunatamente sono stato capace di ricompormi, tirare su i pantaloni e attraversare la rampa in una dolce azione. Poi ho guardato Pete con paura mentra superava l’ostacolo. Una volta in salvo sulla sponda opposta ci siamo seduti sul bordo del ponte guardando indietro in soggezione, realizzando che il Vitim era ormai dietro di noi. Per cavalcarci una moto devi avere palle d’acciaio.
Spesso un ponte non esiste, o è collassato, o non è mai stato finito: a questo punto dobbiamo ricercare l’opzione 2, guadare il fiume.
-
Opzione 2: guadare il fiume
L’acqua che scende dalle montagne è spesso gelida e scorre veloce. A volte sei faccia a faccia con un fiume così grande che è ovvio che non puoi guadarlo. Altre volte è meno chiaro, ed uno di noi deve procedere a piedi al fine di prendere una decisione. Sasso, carta, forbici questi momenti contano tanto quando hai un lungo giorno davanti. L’altezza dell’airbox è un fattore limitante, ma vedere il tuo motore sott’acqua, sentire il suo tono cambiare, e sentire la moto sballottata di lato è sempre un’esperienza scomoda.
Se non puoi guidare, o guadare il fiume, e non c’è un ponte da cui attraversare, beh allora è tempo per l’opzione 3, guidare sulla ferrovia.
-
Opzione 3: Guidare sulla ferrovia
Da bambino mi veniva insegnato di non giocare vicino alle rotaie, perciò guidarci una moto sembrava fuori questione. Comunque, quando guidi sulla BAM road spesso non c’è opzione. Al 3° giorno il tracciato è scomparso, ed era chiaro che non potevamo passare questa sezione. A questo punto abbiamo fatto il nostro primo riluttante tentativo di tornare indietro e cercare la ferrovia. Sfortunatamente l’unico spazio disponibile per continuare era dalla parte opposta dei binari, e in poco tempo ci siamo trovati in una situazione di panico frenetico nel tentativo di portare le moto di là. Senza pensare troppo abbiamo posizionato la mia moto, aperto il gas e lasciato la frizione, sperando che le sospensioni assorbissero i binari in modo da sorpassarli. Questo non è successo e con la ruota anteriore nel mezzo dei binari, la posteriore rimbalzando mi ha sbalzato di sella. Alla fine, la moto a pieno carico era in mezzo alla ferrovia, bloccata. Per fortuna Pete ha mantenuto la calma ed è venuto ad aiutarmi a tirarla su, riuscendo a sorpassare i binari. Tremando dalla paura ci siamo seduti pensando quanto stupidi eravamo stati. Sapendo che questa non sarebbe stata l’ultima volta che avremmo eseguito questa manovra, abbiamo speso un po’ di tempo a sviluppare una soluzione più elegante. Nello stesso giorno abbiamo dovuto ripeterla 6 volte, e senza più acqua a disposizione. Questo era il giorno numero 3, l’inferno.
Il nostro più lungo e pericoloso attraversamento è capitato al giorno n° 5. Il ponte era oltre 200m ed alla fine c’era una curva secca dei binari, rendendo impossibile capire se stesse arrivando un treno da lontano. A distanza potevamo vedere una piccola capanna, dove due guardie ferroviarie stavano di controllo. Questi ragazzi vengono scaricati lì dal treno nel mezzo del niente, e stanno alcuni giorni in solitudine, addetti al controllo del traffico. Ci siamo fermati ed abbiamo discusso della possibilità di camminare sui binari per raggiungerli, prima. Forse potevamo parlare alle guardie e ottenere il premesso di guidare le moto sul ponte? Tentando di comunicare con una guardia che non parlasse inglese avrebbe solo ritardato le procedure, e c’era la possibilità che non acconsentisse al nostro piano. Abbiamo deciso di fare un tentativo. Abbiamo seguito la nostra classica strategia, spengere i motori, ascoltare molto attentamente, quindi attraversare il ponte uno per volta mentre ci tenevamo in contatto con l’interfono. Se ci fosse stato alcun segno di treno in arrivo, allora avremmo dovuto scendere dai binari schiacciandoci in uno dgli strettissimi vani di servizio del ponte, dove speravamo che ci fosse abbastanza spazio da evitare il treno in arrivo. Questa sezione della ferrovia ha traverse in cemento armato, fornendo così una buona superficie dove guidare la moto. Provando a non pensarci, ho acceso il motore e accelerato sul ponte, snocciolando una marcia dietro l’altra fino alla 4a una volta raggiunto il termine. Ho potuto vedere la guardia uscire dalla capanna, e con un enorme sollievo ho continuato fino alla fine dell’attraversamento e spento il motore. Ho guardato indietro e Pete non era che un puntino a molta distanza. Ho ascoltato che non arrivassero altri treni e quindi segnalato via interfono “VAI VAI VAI!”. Pete è arrivato volando sul ponte, a pochi centimetri dal bordo delle traverse. Non c’era spazio per errori, e non osavo pensare alle conseguenze di uno sbaglio.
Una volta in fondo, abbiamo guidato lentamente verso la guardia, e tentato di raccontare in modo calmo, come se quello che avevamo appena fatto fosse stato del tutto normale. Essendo praticamente nel mezzo del nulla, solo dio sa cosa questo abbia pensato quando ha visto 2 moto apparire. Appariva stordito, ed ha cominciato a inveire qualcosa in russo. Lo abbiamo addolcito con 500 rubli stringendogli la mano, a questo punto ha sorriso, ci ha chiamato pazzi, ed incredibilmente ci ha invitati a stare nella sua capanna per una tazza di the ed un po’ di zuppa calda. Eravamo grati al fatto di aver trovato questo ed essere ancora vivi alla fine. Senza idea di quante volte ancora avremmo rischiato la pelle lungo la strada per Tynda, abbiamo deciso di fermarci in anticipo…5 attraversamenti ferroviari su ponte erano abbastanza per un giorno soltanto.
In alcuni casi, perfino guidare lungo la ferrovia non è più un’alternativa possibile, a questo punto è tempo per l’opzione numero 4…trovare un’imbarcazione, o sedersi e pregare per un grosso camion.
- Opzione 4: cercare l’assistenza di una imbarcazione o di un camion
Erano le 10.30 del giorno n°2, ed avevamo già conquistato più della nostra normale quota di ostacoli, incluso il poderoso Ponte sul Vitim. Ma appena abbiamo deciso di fermarci abbiamo raggiunto un enorme fiume senza attraversamenti possibili. C’era una guardia che non permetteva l’uso della ferrovia. Ci ha spiegato che se avesse accettato di farci passare e ci fosse stato qualche problema avrebbe potuto rimetterci il lavoro. Ma sapevamo che questa era Russia, e con sufficiente ammontare di gesti on le braccia ed una mancia altrettanto grande, qualunque cosa sarebbe stata possibile. Dopo 1 ora di negoziazioni, che non sono mai facile in russo, ci siamo accordati per pagare la grande somma di 7500 rubli per l’assistenza di alcuni locali. Mentre il sole stava calando ci siamo ritrovati a caricare le moto, una per volta e senza bagagli, in un piccolo fuoribordo. Con un serbatoio pieno da 25l per ogni moto, sollevare le moto sulla prua della barca è stato difficile, e poi abbiamo dovuto tenerle in piedi durante un’attraversamento traballante.
Tuttavia l’operazione è andata a buon fine, perdendo davvero poco tempo. E’ stato un giorno di successo, quindi ci siamo fermati ed abbiamo festeggiato con una bottiglia di vodka. Non è mai una buona idea, inutile dire che il giorno dopo siamo stati puniti per questo.
Il giorno n°4 ci siamo dovuti di nuovo dovuti arrendere davanti ad un altro profondo fiume. Infreddoliti, bagnati ed esausti, ci siamo seduti sotto un cespuglio. Tuoni e fulmini, mi chiedevo quanto tempo avremmo dovuto aspettare prima che qualcuno vennisse in nostro soccorso. Questo è stato un momento particolarmente difficile. Eravamo senza aiuto ed abbiamo cominciato a pensare che fosse troppo presto (come stagione) per attraversare la BAM road. Forse i livelli dell’acqua erano ancora troppo alti? A volte non abbiamo visto camion per giorni interi, così ci siamo chiesti cosa sarebbe successo se ad un certo punto ci saremmo completamente bloccati. L’ultima cosa che avremmo voluto sarebbe stato di rovinare il viaggio per questo. Ad un certo punto, con la coda dell’occhio scorgo un camion sull’altra sponda del fiume, ed in un disperato sforzo per ottenere aiuto ho corso verso la riva del fiume e ho urlato all’autista. Il camion aveva un grande carico, ed era chiaramente inutilizzabile al nostro scopo. Comunque, con nostra grande sorpresa è venuto a darci una mano, ed entro 30 minuti un grande camion stava “navigando” nel fiume verso di noi. I ragazzi ci hanno guidato ad un grande cumulo di terra, dove insieme siamo stati in grado di trasportare le moto sul retro.
Pete ed io ci siamo seduti sostenendo le moto durante il guado. E ‘stato un momento incredibile, incredibile come il camion ci portasse senza sforzo su questo gigantesco ostacolo, e ancora una volta abbiamo vinto contro le asperità del percorso. Con le moto in sicurezza dall’altro lato i camionisti ci hanno invitato nella loro cabina e ci ha offerto una tazza di tè. Non hanno accettato neanche uno spicciolo per il loro sforzo enorme per aiutarci, così abbiamo fatto una foto e cercato di fare il nostro meglio per mostrare il nostro apprezzamento. Quei ragazzi sono duri come chiodi.
Gli esempi descritti nelle opzioni qui sopra potranno darvi una qualche idea delle sfide quotidiane che abbiamo affrontato sulla BAM, e attraverso questo incredibile viaggio ci siamo accampati ogni notte accanto alla ferrovia. La terra sembrava letteralmente tremare sotto di noi quando i grandi treni a vapore passavano rumoreggiando, e il suono lancinante delle loro trombe spesso mi ha svegliato in un sudore freddo. Una sera, con il ricordo fresco del trascinamento della moto sulla pista e sulla ferrovia, Pete ha avuto un incubo e si è lanciato fuori dalla sua tenda alle 3 del mattino, convinto che ci eravamo accampati sulla ferrovia e che eravamo sicuramente spacciati! Gli orsi erano un’altra nostra paura, la gente del posto ci aveva avvertito innumerevoli volte sugli avvistamenti nella zona. Abbiamo pensato che rimanere vicino alla ferrovia sarebbe stata la strategia più sicura. Quando possibile avremmo acceso un fuoco e mangiato a 50 metri dalle tende. Ogni fruscio di un sacchetto di plastica, o il crepitio del fuoco portavano questo pensiero alla ribalta della mia mente, rendendo difficile per me a dormire. Spesso eravamo in moto sotto pioggia torrenziale, guadando fiumi gelati, e ciò significava che la nostra marcia era costantemente bagnata, eravamo fradici alla sera. Una bella serata asciutta è garanzia di una mattina di sole. La maggior parte dei giorni ci svegliavamo al suono degli acquazzoni, sapendo così che era giunto il momento di fare i bagagli di nuovo e affondare i piedi rugosi e pieni di vesciche nuovamente dentro gli stivali bagnati. Tutto questo è stato duro, ma l’ultima goccia dopo una lunga giornata sono i milioni di zanzare che ronzano intorno. A volte ce ne erano così tante che non abbiamo potuto neanche sederci e mangiare insieme, dovevamo piantare la tenda e fiondarci dentro! Al mattino a malapena riuscivamo a parlare, così ci davamo il tempo di riprenderci un po’ prima di affrontare la ripartenza.