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Sono su Radio Capital!!!
GUARDA L’INTERVISTA!
Si!!
Una straordinaria occasione, domani (26.03.2014) dalle 12 circa in poi sarò ospite per una breve intervista dentro il programma “Capital in the World”.
Parleremo di me, dei miei viaggi e di quello in progetto.
Clicca qui per controllare le frequenze, oppure ascolta la radio in streaming!
Devo ringraziare di cuore tutta la Reporter Live ed in particolare Francesco Dendi per avermi con successo proposto alla radio nazionale Radio Capital…GRAZIE!!
Video dell’intervista
Dalla BAM non si passa, parola di camionista russo
Riprende il racconto della BAM road, affrontata dai due temerari motociclisti inglesi Peter Foulkes e Jon Brookbanks.
A raccontare è Jon:
“BAM road non possibile”
Così un gruppo di camionisti russi ci hanno comunicato, incrociando le loro braccia ed urlando, che la BAM road sarebbe stata un’impresa impossibile, secondo loro.
Questa è spesso l’opinione dei locali, così abbiamo provato a non ascoltarli, ma intimorisce comunque, soprattutto sapendo che avremmo avuto da percorrere ancora tanti km nel buio prima di raggiungere una forma di civilizzazione qualsiasi. Erano le 3.30 del mattino quando siamo arrivati in un piccolo paese chiamato Magistrale, dopo aver impiegato 17 ore di guida no-stop. Trovare una pensione era impossibile, specialmente a questa ora, quindi abbiamo dovuto montare, con riluttanza, la tenda dietro una derelitta capanna della ferrovia, ed abbiamo dormito nelle nostre tute da moto dalle 7 alle 12. E’ stato probabilmente il tragitto più duro fino ad oggi, e difficilmente era un inizio ideale per la nostra avventura nella BAM. Eravamo esausti, il morale era sotto i piedi, ed eravamo nervosi per ciò che ci attendeva.
Finalmente a Severobaikalsk, abbiamo montato le tassellate, visitato il museo della BAM e ci siamo preparati mentalmente ad andare “into the wild”.
Con una scarsa idea di quanto fosse lungo il tragitto per Tynda, abbiamo caricato acqua e noodles, e ci siamo assicurati che i serbatoi fossero pieni. Senza sapere quando avremmo trovato il prossimo benzinaio, i nostri serbatoi “Safari” da 28l erano essenziali. Ho fatto una breve chiamata a mia mamma, Sue, per spiegare che non sarei stato raggiungibile per i prossimi 10 giorni, forse. Sembrava preoccupata, così quando mi ha detto “Ma molti motociclisti percorrono questa strada vero?” ho semplicemente annuito, meglio non dirle che ci sono alcune sezioni della BAM dove perfino un camion 8×8 avrebbe difficoltà a passare, e che c’era più possibilità che vincesse alla lotteria piuttosto che noi trovassimo altri motociclisti lungo la strada.
La Baikal-Amur Magistral, BAM, è una linea ferroviaria che attraversa la Siberia orientale; la costruzione iniziò nel 1930, facendo largo uso di forza lavoro proveniente dai gulag, compresi anche prigionieri di guerra tedeschi e giapponesi; circa 150.000 persone morirono nella sua realizzazione per la durezza del lavoro a quelle condizioni e per la fame, dove solo il 10% dei prigionieri fece ritorno a casa. Nel 1953, a seguito della morte di Stalin, tutta la costruzione della linea si interruppe e la linea fu abbandonata alla natura per più di 20 anni. Comunque, essendo una strategica alternativa alla Transiberiana, specialmente lungo le sezioni vulnerabili vicino al confine cinese, l’interesse nel completarla rimase forte. Nel 1974 il progetto fu ripreso e nel 1991 fu dichiarata terminata.
La BAM “road”, se così si può chiamare, è una pista ad una sola corsia utilizzata per accedere alla stazione durante la sua costruzione e manutenzione. La strada corre da Taishet a Severobaikalsk, procedendo fino al Pacifico a Sovetskaya Gavan. Tynda è un piccolo paese grossomodo nel mezzo di questa, che divide la strada nella metà occidentale ed in quella orientale. Ci sono piccoli villaggi lungo la strada, comunque, molti sono stati abbandonati adesso. Gli insediamenti sono tuttora utilizzati a servizio della ferrovia. E’ difficile capire come possa esistere vita in un luogo così remoto, dove l’unica via di trasporto e spostamento è la BAM. Alcuni posti che abbiamo passato consistevano in soli 1 o 2 blocchi di appartamenti, con un solo negozio che vendeva solo il necessario per la sopravvivenza. Questi posti certamente non esisterebbero senza la BAM.
La parola “strada” non può essere usata. Neanche la parola “pista” o “sentiero” è giusta. In più sezioni il percorso è impraticabile, dove i ponti sono collassati o non sono mai stati neanche finiti. In questi punti l’unico modo di continuare è di percorrere la ferrovia, che è tuttora in uso da enormi treni a vapore. Il tracciato si snoda attraverso una grande catena montuosa, e fiumi di ogni grandezza tagliano il percorso ad intervalli irregolari, a volte anche ogni 100m. La difficoltà di questi attraversamenti dipende dalla stagione, ed inevitabilmente anche il clima locale gioca un ruolo importante giorno dopo giorno. Gli inverni baltici significano avere in giugno ancora le montagne coperte di neve, e molti dei grandi fiumi sono ancora nel loro processo di decongelamento. Questo rende i paesaggi stupefacenti, ma l’alto livello delle veloci e fredde acque non aiuta nel tentativo di guadare i fiumi con una motocicletta.
Il terreno cambia costantemente. Chilometri di spessi banchi di sabbia diventano rapidamente ghiaia, seguita poi da “piscine” di fango e solchi profondi. La nostra direzione spesso diverge dalla linea ferroviaria, scalando fino a 1000m in altezza sul ripido letto di un fiume. Questi momenti sono divertenti, lottare con la moto contro rocce e sassi, mentre senti i detriti suonare contro il paracoppa. A volte sembra come di trovarsi nel mezzo di una competizione di hill climb, dove tu provi a stare a sedere, a stare in piedi, qualsiasi cosa nel tentativo di alleviare pressione e bilanciare la moto. La salita sembra non fermarsi mai, ed è incredibile che le moto e le gomme sopravvivano. E’ facile prenderci la mano, e solo dio ha voluto che non cadessimo o che le nostre moto si fossero danneggiate seriamente, non realizzo davvero come ne siamo usciti.
Generalmente il tracciato è stretto e delineato da alberi su ogni lato. Occasionalmente ci sono aperture da dove si può vedere la ferrovia, indicando che stai procedendo nella giusta direzione! Ad ogni crinale ti chiedi quale ostacolo starai per affrontare, ed il mio cuore affonda ogni volta che il tracciato si divide. A questo punto una strada va sempre in alto, conducendo ad un ponte in legno marcio, o semplicemente ciò che ne rimane.L’altra strada va verso il basso, portando ad una sorta di guado.
Questo è tipico della BAM road, e senza possibilità di tornare indietro ci sono veramente solo 4 opzioni per proseguire…
TESTO TRADOTTO A CURA DI FRANCESCO RISTORI – ORIGINALMENTE DA WWW.TOUGHMILES.COM
BAM Road: test finale per uomo e macchina
La Baikal-Amur (Magistrale Baikalo-Amurskaya, BAM) è una linea ferroviaria in Russia.
Lunga 4.324 km, si trova a circa 610-770 km a nord della parallela ferrovia Transiberiana; la BAM fu costruita come un percorso alternativo strategico alla ferrovia Trans-Siberiana, in particolare lungo i tratti vulnerabili vicino al confine con la Cina.
I costi della BAM sono stati stimati in 14 miliardi dollari, ed è stata costruita con materiali speciali e durevoli in quanto gran parte di essa è stata costruita sopra il permafrost.
A causa del terreno, del tempo, della lunghezza e del costo, il premier sovietico Leonid Brezhnev descrisse la BAM come “il progetto di costruzione del secolo“.
Questa ha origine dalla ferrovia transiberiana a Tayshet, passando per Severobaikalsk (a nord del lago Baikal), per finire poi a Sovetskaya Gavan, nel Pacifico.
La sua costruzione fu iniziata negli anni ’30 del 1900, sfruttando la manodopera dei Gulag, i lager russi, terminata poi dal lavoro di migliaia di topografi ed ingegneri solamente nel 1991.
Vicino alla ferrovia corre il tracciato stradale, realizzato come percorso di servizio per manutenzione della linea ferrata.
E’ in condizioni pessime, con ponti collassati, pericolosi attraversamenti di fiumi, numerose e profonde buche e inesorabili paludi.
La strada è percorribile solamente da veicoli ben preparati per l’off road: si può impiegare anche un mese intero per percorrere il tratto dal Baikal a Komsomolsk.
Le leggende che si narrano su questo incredibile tracciato, i passaggi mozzafiato, la scarica di adrenalina che ti dà il pensiero di esser solo e dover affrontare un guado od un ponte dissestato, questo è ciò che mi ha spinto a considerare l’itinerario della BAM road entro quello del viaggio.
Lunga 4.324 km, si trova a circa 610-770 km a nord della parallela ferrovia Transiberiana; la BAM fu costruita come un percorso alternativo strategico alla ferrovia Trans-Siberiana, in particolare lungo i tratti vulnerabili vicino al confine con la Cina.
I costi della BAM sono stati stimati in 14 miliardi dollari, ed è stata costruita con materiali speciali e durevoli in quanto gran parte di essa è stata costruita sopra il permafrost.
A causa del terreno, del tempo, della lunghezza e del costo, il premier sovietico Leonid Brezhnev descrisse la BAM come “il progetto di costruzione del secolo“.
Questa ha origine dalla ferrovia transiberiana a Tayshet, passando per Severobaikalsk (a nord del lago Baikal), per finire poi a Sovetskaya Gavan, nel Pacifico.
La sua costruzione fu iniziata negli anni ’30 del 1900, sfruttando la manodopera dei Gulag, i lager russi, terminata poi dal lavoro di migliaia di topografi ed ingegneri solamente nel 1991.
Vicino alla ferrovia corre il tracciato stradale, realizzato come percorso di servizio per manutenzione della linea ferrata.
E’ in condizioni pessime, con ponti collassati, pericolosi attraversamenti di fiumi, numerose e profonde buche e inesorabili paludi.
La strada è percorribile solamente da veicoli ben preparati per l’off road: si può impiegare anche un mese intero per percorrere il tratto dal Baikal a Komsomolsk.
Le leggende che si narrano su questo incredibile tracciato, i passaggi mozzafiato, la scarica di adrenalina che ti dà il pensiero di esser solo e dover affrontare un guado od un ponte dissestato, questo è ciò che mi ha spinto a considerare l’itinerario della BAM road entro quello del viaggio.
Ed è perciò che mi piacerebbe trasmettervi, già da ora, la curiosità verso questa parte del mondo desolata eppure così attraente e misteriosa: questo sarà possibile grazie alle parole dell’avvincente racconto postato sul sito personale di Peter Foulkes e Jon Brookbanks, due motociclisti che su DRZ-400 Suzuki hanno affrontato questa strada, da Severobaikalsk a Tynda, non senza imprevisti e difficoltà.
Così racconta Jon:
Per affrontare la BAM road non servono semplicemente abilità motociclistiche, affrontarla mette alla prova la vostra resistenza fisica e psichica. E’ impossibile descrivere quanto dura sia davvero, e una volta alla fine è troppo semplice dimenticare il dolore che ogni chilometro può portare.
La mongolia è presto un ricordo non appena ci dirigiamo a nord in Russia, da Ulaanbaatar. Con le nostre abilità offroad migliorate è tempo di prepararci e mettere a fuoco la sfida finale, la BAM road, verso Tynda. Abbiamo impiegato molte ore, giorni, persino settimane, pensando a questa avventura e cercando di dcidere se avremmo avuto il tempo, le capacità e la volontà di affrontare un tratto di terra così impegnativo e sconosciuto, prima di partire per gli U.S.A.. Ma davvero non v’era opzione, non potevamo lasciare la Russia senza dare il meglio di noi.
Il piano era di acquistare nuove gomme, olio per catena e olio motore ad Irkutsk, il capoluogo della Siberia orientale. Da lì avremmo viaggiato verso nord attraverso Kachug e Zhigalovo, prima di guidare in una strada sterrata verso Severobaikalsk, una piccola città mella punta settentrionale del lago Baikal. A questo punto vorremmo impegnarci lungo la BAM road, nel tentativo di cavalcare le nostre moto ad est verso Tynda, 1400km di pura avventura offroad, senza via d’uscita. Avremmo potuto completarla o tornare al punto d’inizio. Non c’è davvero altra via per proseguire.
Il viaggio da Irkutsk a Severobaikalsk avrebbe dovuto essere dritto e senza difficoltà, ma il tratto offroad non era come ci aspettavamo. La strada all’inizio segue il fiume Lena, con un buon fondo di ghiaia e panorami fantastici. La fortuna ci ha voltato presto le spalle, non appena dei banchi di spessa sabbia ci si sono parati davanti; da lì in poi la condizione della strada è rapidamente deteriorata. E stato un tragitto punitivo con infinite buche, circondato dalla fitta foresta e terreni paludosi.
Questo non si sposava bene col nostro piano di campeggiare sulla strada, e presto ci siamo ritrovati a spingere anche durante la notte. Le cose hanno continuato a peggiorare quando abbiamo trovato un autocarro rovesciato sulla strada a bloccare il passaggio. Abbiamo così aspettato un gruppo di camionisti russi che hanno riaperto la carreggiata, e comunicando con noi attraverso gesti, hanno incrociato le loro braccia urlando “BAM road non possibile”.
TESTO TRADOTTO A CURA DI FRANCESCO RISTORI – ORIGINALMENTE DA WWW.TOUGHMILES.COM
In moto alla Coop!
Ok. Chiunque può andare in moto alla Coop.
Ma pochi sono riusciti a portare la moto dentro passando dall’ingresso principale!
Ed è quello che è riuscito a fare il Moto Club Brilli Peri, che con l’occasione degli Internazionali d’Italia ha ottenuto di esporre per ben due settimane moto d’epoca, moto vincitrici di mondiali, foto, giornali e attrezzatura da motocross.
Il presidente, Alessandro Mugnaini, ha spinto perché portassi anche io, all’interno del loro stand, un banner con il mio progetto di viaggio 2014: potevo dirgli di no?
Ebbene, fino al 15 febbraio sarò presente in questo spazio con un po’ di materiale a riguardo, perciò ringrazio infinitamente tutto il Moto Club per l’occasione offerta!
Oltre all’esposizione abbiamo avuto anche una bella giornata di sport, dove i bambini potevano sedersi su una vera moto tassellata e muovere i loro primi metri su ruote artigliate: nonostante la pioggia tanti sono stati i temerari ad affrontare il piccolo percorso allestito nel parcheggio esterno, oltre 70!
Un bell’applauso al Brilli Peri!
Vi aspetto agli internazionali d’Italia di Motocross, il 16 febbraio a Montevarchi!
Dieci suggerimenti per un viaggio
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1. Importante non è la destinazione, ma il viaggio. Non scordarti di guardare intorno ed apprezzare cosa stai passando mentre stai andando verso il tuo obiettivo finale. A volte ciò che non vediamo perché andiamo di fretta potrebbe essere meglio di ciò che ci aspettava alla fine.
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2. In molti viaggi, conoscerai casualmente alcune persone molto interessanti. In uno di questi, ho conosciuto alcune persone che sono diventate una sorta di seconda famiglia. E tutto questo è cominciato con un semplice “Hello” una volta sceso di moto in un’area di servizio. Prendi un po’ di tempo per mostrarti gentile con un’altra persona, o per chiacchierare con un’anima curiosa; il destino ti ricompenserà con un fratello o sorella per tutta la vita.
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3. Viaggia sempre con un piccolo blocco note. Potresti averne bisogno; che sia per ricordare un nome, un numero di telefono, od una città, potresti voler ricordare qualcosa anche solo poche ore dopo. Un piccolo blocco note sta anche nelle tasche della giacca. Scrivere in caso di pioggia con blocchi e penne waterproof consente di prendere le note anche in condizioni atmosferiche inclementi, senza perdere i propri appunti.
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4. Non importa quanta fretta tu abbia, documenta il viaggio. Porta una macchina fotografica, magari che faccia anche riprese video, ed usala. Tra anni e anni, vorrai avere ricordi fisici delle tue memorie. Non dimenticare di immortalare un momento, catturare qualcosa mentre vai. Appunta un post-it su un angolo del cupolino come reminder: documenta il viaggio. Apri un blog, come io ho fatto, scrivi un diario elettronico o cartaceo. La memoria si annebbia col passare del tempo, archivia ora l’avventura con immagini e parole.
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5. L’idratazione è fondamentale. Persino quando fuori si congela, il tuo corpo perde acqua preziosa. Ogni volta che ti fermi a fare benzina o a riposarti, bevi almeno qualche sorso d’acqua. Sai che il 90% dei mal di testa sono causati da disidratazione? Il Tylenol e l’Aspirina sono ottimi per il mal di testa, ma l’acqua che bevi spesso è ciò che realmente lo fa passare. Mantieni il corpo sano bevendo molta acqua. Anche nelle gare più dure, come la Dakar, i piloti si fermano a bere e…fare pipì.
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6. Anche mangiare è importante. Una delle migliori maniere per togliersi la fatica di dosso è mangiare una barretta energetica o qualcosa che contenga carboidrati, per un rapido sollievo. Frutta secca e cereali sono una botta di energia impressionante e si conservano bene.
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7. Dormi. Mai stato vicino ad addormentarti mentre guidavi in auto? Può succedere facilmente anche in moto, a me è capitato, spesso quando guidavo per lunghi tragitti senza grandi curve. Ti affatichi mentre guidi, mentre la giacca ti mantiene alla corretta temperatura, il rumore della tua moto diventa un piacevole ronzio nella tua mente. Realizzi improvvisamente che stai entrando in una curva a gomito a 90 all’ora e sbattere fuori. Se riesci a uscire dalla curva indenne, è tempo di scendere dalla moto e riposarsi, prendere aria e rigenerarsi con una breve dormita. Alcuni studi dimostrano come persino 15 minuti di sonno possano fornire una spinta energetica del 170% dopo 7 ore di attività continuativa. C’è una ragione per cui alcune aziende danno una breve pausa entro le ore del turno lavorativo degli operai.
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8. Porta il corretto equipaggiamento. Sia che tu stia guidando per un lungo viaggio o per poche ore, trova il giusto equipaggiamento per essere in sicurezza ed in condizioni di confort. L’equipaggiamento tecnico è costoso, ma dura un sacco e permette di risparmiare spazio e peso in un viaggio in moto. Trova una giacca, pantaloni, stivali, guanti e casco che forniscono la corretta protezione da urti ed eventi atmosferici.
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9. Se il tuo corpo e spirito sono disposti, esci fuori e campeggia. Una delle migliori cose che ho scoperto viaggiando in motocicletta è la facilità di campeggiare all’aperto nella natura. Porta repellente per zanzare ed antistaminico se ne soffri. Ci sono tonnellate di kit da campeggio e puoi facilmente caricarli su una moto. Una tenda decente, materassino e sacco a pelo possono fornirti anni di divertimento, ed anche se all’inizio l’investimento può sembrarti alto, questo si ammorterà evitando di stare sempre in hotel. Alla fine avrete più soldi per viaggiare.
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10. Memento: l’importante è il viaggio. Ovunque, milioni di persone stanno lavorando, dormendo, o combattendo coi propri figli perché non stanno facendo i loro compiti. Fai tanti respiri profondi, annusa l’aria fresca della natura, ed ascolta cosa il vento ti sta dicendo e come si fonde con la tua anima mentre viaggi.
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11. Consiglio bonus – Prendi la strada meno trafficata. Quando tutti vanno a sinistra, vai a destra. Trova cosa il mondo ti offre, dopo quella curva dove nessun’altro svolta.
Avete altri consigli?
Traduzione articolo: Francesco Ristori
Originalmente postato da Mastery (utente di advrider.com).
GPS: tu parti con, o senza?
“Facile: senza!!
(Perché io sono un viaggiatore vero, con le palle, so navigare con le stelle e con il vento)”
Certo, questo è ciò che ci piace immaginare, o ciò che vendiamo come vero ai nostri interlocutori, in realtà le cose stanno un po’ diversamente.
Nell’estate 2012, quando mi trovai a partire per Firenze-Nordkapp, ruppi la corda del contakm 2 giorni prima dello start, così fui costretto, principalmente per controllare la velocità, a munirmi di GPS.
Una scelta che mi cambiò il viaggio, ma non necessariamente in peggio.
Secondo me questo strumento ha grandi, enormi potenzialità se saputo usare, ed è importante saperci mettere le mani in certe situazioni; allo stesso modo, condiziona il nostro modo di viaggiare togliendo un po’ di interesse.
PRO
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Utilissimo per perdere poco tempo nelle grandi città
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Immancabile per trovare al volo un indirizzo preciso
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“Simpatico” per registrare statistiche di tappa
CONTRO
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E’ elettronico, ed in quanto tale, se si rompe son ca**i
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Dà assuefazione
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Disabitua alla navigazione “reale”
Devo riconoscere che in effetti, entrare e soprattutto uscire dalle grandi città, senza GPS, è un bel casino, il GPS sa sempre dove siamo e dove vogliamo andare.
Per me che poi dovevo trovare al volo alcuni indirizzi specifici, quali quelli di amici e/o couchsurfers in mia attesa, ho trovato un amico in questo apparecchio, che, fatta eccezione per alcuni casi ambigui, mi ha sempre portato a destinazione.
Sfortunatamente non ho mai capito bene come usarlo, avendo avuto solo 2 giorni per abituarmi all’idea di dover partire con quello, e quindi non ho mai registrato alcuna tappa, ma ammetto che avere tutte le statistiche e poter scaricare il percorso sul pc per dedurne ogni dato sarebbe stato più che interessante!
Purtroppo, essendo un apparecchio elettronico, è soggetto a rotture fragili ed anche di software, non solo fisiche, che difficilmente sono riparabili, specie in paesi stranieri e magari non del tutto avanzati come quelli europei.
E questo può rappresentare un grave problema, essendo noi abituati alla navigazione assistita siamo colti alla sprovvista da una rottura, che ci manda così nel pallone.
La navigazione “reale” ci sembra così astrusa che inizialmente perdiamo la testa, assuefarsi all’uso del GPS è perciò pericoloso, se si vuole.
Allo stesso modo, non si impara mai la strada percorsa: facendoci dirottare verso sconosciute mete seguendo itinerari perfettamente studiati da una mente elettronica, non mettiamo in moto la mente umana, e così un cartello stradale è uguale al seguente, un albero sul ciglio della strada non fa differenza per noi, una casa, una curva particolare non rimarranno mai impressi nella nostra memoria come chiari e solidi punti di riferimento.
Immaginate di ripercorrere la stessa strada, prima col GPS, e poi senza: vi troverete arresi, non ricorderete addirittura di averla mai percorsa. Vero?
In ogni caso
E’ comunque raccomandabile avere un navigatore a portata di mano, anche solo per tirarlo fuori nelle emergenze o nelle situazioni difficili sopra descritte.
E’ bello perdersi, ma è altrettanto bello decidere di poter tornare sulla giusta strada senza troppo affannarsi.
Non ovunque si possono chiedere indicazioni, non ovunque si ha il tempo di farlo.
A lasciarlo a casa, siete sempre a tempo; se però non lo avete non so quanto possa valere la pena impegnare sui 100-150€ per averne uno, questo dipende solo dalla consapevolezza dei vostri mezzi, se averlo vi fa sentire più sicuri, è certamente un buon acquisto.
Ma cautela…non bisogna abituarvisi…è come la droga!!
Però non è neanche da demonizzare, come fanno molti che si credono Cristoforo Colombo su due ruote.
Per quanto mi riguarda, a giugno prossimo partirò probabilmente senza GPS, non avendo neanche la possibilità di caricarvi mappe Asia, mi piacerebbe però avere un “transponder” per registrare la traccia dell’itinerario percorso, quello posso farlo anche con lo smartphone volendo, agganciando solo il satellite senza fare uso di reti dati.
Magari mi doterò di qualche mappa, e mi armerò di pazienza chiedendo ai locali…stavolta il tempo non sarà un problema.
Regalo di Natale: Mirrorless-izzato!
Ebbene si: ho fatto la cazzata!
Dopo averle snobbate fino a ieri, ecco che mi ritrovo tra le mani una mirrorless…incredibile eh?
Partiamo dai presupposti, la reflex (Canon EOS 550D) pur essendo “compatta” nel suo genere era troppo ingombrante e pesante per l’utilizzo in viaggio, da sola occupa l’intera borsa da serbatoio e questo non va bene!
La mirrorless è grande quanto una compatta, con una lente zoom piuttosto corta davanti, pur mantenendo il sensore APS-C; non avendo lo specchio davanti al sensore, ed il pentaprisma sopra al corpo macchina, le dimensioni si possono ridurre notevolmente.
Ci sono tanti pro e contro per questi sistemi, ovviamente ognuno ha una propria visione ed i vantaggi/svantaggi dipendono dalle proprie personali esigenze, questo è il mio pensiero:
PRO
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Portabilità
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Qualità “reflex”
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Impatto con il pubblico fotografato più discreto
-
Prezzo, costano generalmente meno delle reflex
CONTRO
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AF generalmente più lento, specie con sogg. in movimento
-
Lenti disponibili
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Comandi meccanici/ghiere in minor quantità
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Durata delle batterie più breve
Lo schermo ruotabile è molto comodo, si può ruotare fino a 45° verso il basso e 180° in avanti, per autoritratti è ottimo, inoltre ha una buona risoluzione; è touchscreen, ed esiste una funzione “otturatore tattile” per cui premendo sullo schermo si scatta mettendo a fuoco il punto desiderato.
La macchina ha anche il wi-fi, ed attraverso uno smartphone si può remotare lo scatto, acquisirlo immediatamente oppure editarlo, o caricarlo direttamente anche su facebook: le capacità multimediali sono molto buone.
Vorrei farvi notare la compattezza, sta nel palmo di una mano senza affaticarla troppo.
Si nota anche l’assenza dello specchio una volta tolte le lenti, il sensore è a vista, perciò si dovrà anche fare più attenzione quando si cambiano le lenti; per lo stesso motivo però sarà anche più semplice da pulire, con soffietto apposito.
Le lenti sono l’e-mount sony, ne esistono poco più di 20 in totale per questo sistema, a prezzi anche abbordabili, l’accoppiata perfetta secondo me è lo zoom base più un pancake tipo il 20mm o il sigma 30mm; altrimenti anche lo zoom base è discreto; comprarne diverse farebbe perdere il senso alla mirrorless, la compattezza cercata si annullerebbe.
Questa macchinetta ha diverse funzionalità “ganze” integrate, una di queste è l’HDR in macchina: praticamente la macchina scatta 3 volte, il primo scatto avrà esposizione intermedia, poi sottoesposta e infine sovraesposta, per poi fondere le immagini in un High Dynamic Range image, ovvero in soldoni una foto in cui le alte luci sono catturate meno brillanti, e viceversa per le basse luci, ottenendo così un’esposizione ottimale su tutta la gamma; devo dire che funziona piuttosto bene, non produce troppi artefatti o scie a patto che non si scenda troppo coi tempi.
Sotto, in una scena con poca luce, l’HDR dà maggior luce alle zone in ombra, con scatto originale a SX, HDR a DX.
Un’altra funzione eccezionale è quella che permette la riduzione del rumore attraverso l’interpolazione di più scatti, 6 per la precisione: è incredibile, osservate i risultati, entrambe le foto hanno stessi dati di scatto, per una sensibilità di 6400 ISO, ma uno ha molto più dettaglio, che si nota perfettamente nel crop sottostante, riuscite ad indovinare quale dei due è il multiscatto con riduzione rumore?
Direi che al momento mi sto divertendo un sacco, facendo alcuni raffronti con la “vecchia” Canon 550D mi sembra addirittura di percepire un miglioramento, seppur minimo, nella nitidezza.
Qui di seguito alcuni esempi di scatto.
Scatto originale
Scatto DRO, 1 scatto ottimizzato
Scatto HDR, 3 scatti “fusi” in macchina
Scatto originale
Scatto HDR
18mm f3.5
Crop
55mm f5.6
Crop
Che dire, le immagini parlano da sole, la qualità non ha nulla da invidiare ad una reflex pesante ed ingombrante, per foto di strada o reportage è molto più indicata secondo me, l’autofocus è anche abbastanza veloce da consentire scatti al volo.
Magari più in là testerò meglio anche le potenzialità video, per ora promette bene!
Buona luce!
Viaggiatore VS Turista. E tu chi sei?
La perenne diatriba di chi, per i più svariati motivi, si trova a gironzolare da qualche parte nel mondo.
Siamo tutti Viaggiatori, ovvio!
E ovviamente ognuno si sentirà di vestire i panni del viaggiatore, figuriamoci se si può essere semplici e superficiali turisti!
Ma partiamo dalla definizione che ne danno i dizionari:
TURISTA
Chi viaggia per istruzione o per diletto.
VIAGGIATORE
Chi fa viaggi a scopo di esplorazione, di studio, di ricerca.
Si evince che il Turista sia un tipo più spensierato (o sta solo scappando brevemente dal tran-tran quotidiano?), mentre il Viaggiatore sia una persona più ponderata (oppure vagabonda?).
A ognuno di noi piace sentirsi esploratori, ci scopriamo Marco Polo se andiamo in Cina (in aereo) o Magellano se attraversiamo uno stretto oceanico (in nave da crociera).
La verità?
La verità è che non c’è un confine netto tra Viaggiatore e Turista, ammettiamolo, perfino al più incallito “vagabondo” ogni tanto piace inforcare occhiali scuri, infradito e bermuda, per immedesimarsi nella figura del “villeggiante”.
Io stesso credo che ci debba essere una misura nelle cose, affiancando i due ruoli nelle percentuali che più ci confanno: è un po’ come intramezzare periodi di routine e lavoro a periodi di viaggio, è noiosa la routine, ma alla lunga stanca anche viaggiare, si perde motivazione.
Così ogni tanto si può aver bisogno di fare il Turista, con meno pensieri, più comodità e relax.
Gli estremismi
C’è poi chi punta a qualche tipo di record, come ad esempio record chilometrici e temporali.
Ma colui che fa questo non è un Viaggiatore, e neanche un Turista, per me rientra nella categoria degli Atleti: ovvero, coloro che in seguito ad una preparazione fisica e psichica adeguata, percorrono grandissime distanze a tempo di record; gli appellativi di Viaggiatore o Turista non gli si addicono, perché viene meno quel minimo di “ambientazione temporale” necessaria a chi viaggia.
Infine, c’è chi lo fa per vantare semplicemente statistiche esagerate, accumulate durante gli anni, che hanno poco senso in fondo: trovo nelle statistiche alcuni dati spesso interessanti, ma dati da inserire tra le note, non nel titolo del viaggio; non si vince niente, i “titoli” non sono mondiali, ma semplicemente personali, ricordatevi che l’Albo d’Oro dei viaggiatori non esiste!
L’esploratore moderno
Per terminare, oramai si può dire che l’era dei grandi esploratori sia bella che terminata, e noi non siamo altro che emulatori delle eroiche imprese compiute da persone straordinarie in nome della scienza e della conoscenza.
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Che senso ha quindi mettersi a rischio per esplorare terre lontane ma conosciute ai più? C’è il rischio di raccontare una storia non più esaltante (se non, a volte, ridicola) come poteva esserlo anni fa?
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E che senso ha visitare un paese lontano rimanendo nella nostra “bolla” immacolata di turista? C’è il rischio di sentirsi mancare qualcosa di più “vero” e meno “occidentale”?
Sono sicuro che da entrambe le parti ci siano risposte esaustive e giustificative di entrambi i ruoli.
E tu ti senti più Turista o Viaggiatore? Perché?
Viaggiare: qual è la tua filosofia?
La mia filosofia?
Probabilmente è proprio quella di non averla, una personale “ferrea” filosofia, o perlomeno di non sentirvisi troppo legato.
Esserne dotati significa avere dei paletti, significa non essere liberi: di fronte ad una scelta, significa non poter seguire quella filosoficamente non corretta, anche se più giusta, razionalmente o meno.
Non voglio avere un unico obiettivo, ne voglio avere molti, e nessuno di essi deve essere pregiudicato dalla mia linea filosofica, voglio essere padrone delle mie decisioni senza che esse mi vengano poi additate come non coincidenti con il mio pensiero.
Una mia etica individuale la manterrò comunque.
Essa dovrebbe impormi di non sfociare in estremismi da viaggiatore “professionista”; mai viaggiare per dimostrare che si riesce a fare un km più di qualcun altro, mai farlo per semplici scopi di autoglorificazione, o per dimostrare a qualcuno che si, io ce l’ho fatta.
L’unica persona a cui dovrò dimostrare qualcosa, sono io stesso,
senza troppe aspettative, ma con ingenua e sana curiosità verso le mie capacità.
Esistono altre importanti questioni da vagliare, come ad esempio…
…perché viaggiare sponsorizzati?
Secondo alcuni, viaggiare sponsorizzati è quanto di più eticamente scorretto per un viaggiatore duro e puro: ed è qui che basta tornare indietro di qualche riga per capire che a me non interessa estremizzare il ruolo di viaggiatore, ma semplicemente di coglierne le migliori opportunità, che con una filosofia più rigida non avrei potuto neanche assaggiare.
Questo è comunque un argomento su cui ritornerò con piacere in futuro.
Nel paragrafo subito sopra mi riferivo alle sponsorizzazioni di tipo tecnico, ma cosa pensare delle…
…sponsorizzazioni di tipo economico?
Anche questo è un argomento controverso, credo che se da un finanziamento economico derivi poi un accrescimento in qualsiasi altro termine (che non sia solo quello monetario), la sponsorizzazione di tipo economico non è da escludere a priori; d’altronde è sempre un mettere a disposizione una “vetrina”, e questa vetrina costa.
Mentre invece il…
…GPS?
I puristi ovviamente schiferanno la possibilità di averne uno con sé, io sono convinto invece che se usati senza abusarne sono strumenti di eccezionale ausilio alla guida; averlo dietro non significa usarlo per forza, se non lo si ha però lo si potrebbe rimpiangere, specie quando non si ha molto tempo o quando non si ha la più pallida idea di dove siamo e non c’è un’anima a cui chiedere; in poche parole: voglio scegliere io quando perdermi!
Un’altra questione importante è quella delle…
…missioni umanitarie?
C’è sicuramente chi lo fa in buona fede, e ne conosco alcuni esempi, ma troppo spesso questa è una scusa per risultare più appetibili sia ai media che, conseguentemente, agli sponsor.
Una missione umanitaria è una cosa lodevole, ma per rimanere tale dovrebbe essere “silenziosa” e mai pubblicizzata, perciò non voglio rendermi testimonial di qualcosa che rischia di essere una lama a doppio taglio; se lo farò, lo farò nel buio, o perlomeno senza sfruttarne la scia mediatica.
Mentre invece, quale è la filosofia che ho seguito per la…
…scelta della moto?
Con i pochi soldi che avevo a disposizione, a suo tempo scelsi quella che più mi faceva battere il cuore, con un occhio alla semplicità costruttiva, diffusione dei ricambi…
Col tempo ne ho fatto una special, adattandola alle mie esigenze e soprattutto al mio piacere personale, perché in fondo l’appagamento visivo per me è il massimo, non riuscirei a guidare una moto “brutta”, anche se funzionale!
In ogni caso…questo è quello che penso io, ognuno la vede come vuole, ed è giusto così!
E la tua filosofia, qual è?
La sfiga porta fortuna...?
No, non ho sbagliato a scrivere il titolo, semplicemente questo ossimoro vuole essere la morale di questa storia.
Ore 8.30 del 11/11/2013, Somaglia (LO) – suona la sveglia nel garage di Marcello.
Mi sento come un sasso affondato in un letto di foglie, senza possibilità di movimento, ma è ora di alzarsi; mi volto e Gionata mi dà la sveglia con la fotocamera, immortalandomi in un momento di totale apatia dovuta alla stanchezza.
Un eco metallica, è Marcello che bussa alla porta del garage e ci dà il buongiorno…
Un momento – ma che succede?! Sveglia nel garage, Gionata, Marcello…che situazione è questa?
Torniamo un attimo indietro…tutto comincia alle…
19.30 del 10/11/2013 – Autostrada A1, 50km a sud di Milano
Io e Gionata siamo appena partiti dall’EICMA, dove siamo stati ospitati allo stand di Motociclismo All Travellers come testimonials, lui è davanti sulla sua moto, io dietro con la mia, siamo alla guida da una mezz’oretta circa, e mentre osservo la paurosa velocità a cui gira la ruota posteriore della sua Transalp spero vivamente che nessun pezzo della sua moto si stacchi pericolosamente per finirmi addosso.
19.40 del 10/11/2013 – Autostrada A1, 55km a sud di Milano
Mi preparo a percorrere altri 300km di noiosissima autostrada, quando qualcosa attira la mia attenzione: non ci vedo perfettamente di notte, ma quello che si para davanti a me è uno spettacolo, oserei dire, pauroso!
Sul lato sinistro del Transalp vedo sfiammare una striscia di scintille di un paio di metri, e mentre cerco di comprendere l’accaduto mi rendo conto della pericolosità della situazione.
Mi allontano, metto le 4 frecce.
Gionata è fortunato, riesce a fermarsi in corsia d’emergenza dopo aver portato a termine un sorpasso su un furgone in fase di decelerazione.
Arrivo a un paio di metri da lui e…non ci posso credere!
La catena di trasmissione giace in terra in tutta la sua lunghezza, penzolando pericolosamente dal carter pignone.
Gionata sta ancora chiedendomi cosa sia accaduto, dopo aver ipotizzato mille incredibili opzioni meccaniche, e mentre osserviamo inermi la catena smagliata le auto ci sfrecciano a pochi centimetri sibilando: è ora di dirigerci verso un’area d’emergenza; spingiamo per quasi 1km.
Gionata chiama il carro attrezzi, 130€ per fare 3-4km fino al casello.
Decidiamo che è un costo esagerato, rimaniamo in attesa di una soluzione, mentre Gionata scrive un messaggio di aiuto su Facebook; in tantissimi esprimono solidarietà, ma sono tutti lontani da dove ci troviamo.
Intanto ci viene un’illuminazione: togliamo gli elastici di fissaggio delle borse per usarli come cavi-traino; sistemiamo tutto e…funziona!
Dopo un km si affianca un Doblo’ blu pastello che ci fa gran segni, 4 frecce in area emergenza e ci fermiamo di nuovo.
Si tratta di Ilario, un lettore di Gionata che aveva letto il messaggio e passava di lì giusto ora!
La fortuna ci bacia in questo momento, perché ha anche un cavo da traino apposito, che non esitiamo a montare sulla mia pedana passeggero di sinistra!
Partiamo, qualche esitazione, ingrano la seconda e…un piccolo strappetto quando la corda si tende, appena rallento e con un filo di gas cerco di andare avanti ma…SPAAKKK!!!
La corda si era allentata e al momento in cui si era tesa di nuovo il patacrack: devo dimenticarmi della pedana sinistra, le viti sono state strappate dal telaio, niente da fare.
Ripartiamo, con calma, stavolta senza intoppi, usciamo dal casello, e togliamo la catena, che avrebbe potuto pericolosamente incastrarsi tra mozzo e forcellone.
Niente, ci rassegnamo a raggiungere il paese più vicino, Casalpusterlengo, in prima marcia a 40km/h.
22.30 del 10/11/2013 – Viale Emilia, Casalpusterlengo
Abbiamo trovato l’officina che ci era stata consigliata, per il giorno seguente ovviamente, e mentre riordiniamo le idee decidiamo di andare a mangiare una pizza nel bar di fronte.
E’ gestito da cinesi, ma la pizza è buona!
Questo purtroppo non ci consola, dobbiamo cercare un posto dove dormire adesso; anche a me arrivano molti messaggi, tra cui quelli di alcuni amici che consigliano qualche stanza dove dormire al prezzo giusto; non ci va comunque di buttar via soldi per una notte che sarebbe stata pressoché insonne, le proviamo tutte quindi.
Ma niente, i gestori del locale non mostrano alcuna compassione verso di noi, e mentre ci apprestiamo a dormire fuori, si fa avanti il pizzaiolo…italiano…ora mi spiego anche la pizza!
Ci mostra subito simpatia, e non appena i gestori se ne vanno, offre di mettere le valigie di Gionata al riparo nella sua macchina – anzi no, fa di più: ci invita a casa sua!
Non ci crediamo, saltiamo dalla gioia, gli angeli esistono!
00.10 del 11/11/2013 – Somaglia, garage di Marcello
Marcello ci offre il suo garage, scusandosi di non avere sistemazione migliore, ma non sa che per noi è una sistemazione di lusso, e così ci mette a disposizione anche due fenomenali brande, comodissime, e sacco a pelo.
Buonanotte!
Ore 8.30 del 11/11/2013, Somaglia (LO) – suona la sveglia nel garage di Marcello.
Eccoci…siamo tornati al punto iniziale.
Dopo la sveglia, un caffè bollente come lava offertoci da sua mamma e via, ci accompagna di nuovo a Casal, dove Angelo e Davide tutto si sarebbero aspettati fuorché un guaio del genere.
Davide comincia l’intervento, ed osservando gli adesivi gli viene un dubbio “Ma te mica sarai QUEL Gionata di Partireper??” – sguardo complice del Nencini e abbracci a profusione!
Incredibile, ecco a cosa serve viaggiare nel mondo per 8 anni!!!
L’intervento è fortemente scontato, e tra una chiacchiera e l’altra ci facciamo due nuovi amici, che si aggiungono al simpaticissimo e gentilissimo Marcello, che ci ha attesi fino all’ultimo per assicurarsi la riuscita del tutto.
Non può mancare ora la foto di rito con la nuova compagnia!
Adesso è chiaro l’ossimoro contenuto nel titolo?